Il messaggio per la 52esima Giornata mondiale della pace riprende con forza il valore della politica come «veicolo fondamentale per costruire la cittadinanza e le opere dell’uomo» e cita le «beatitudini del politico» del cardinale vietnamita François-Xavier Nguyễn Vãn Thuận.
Beato il politico che ha un’alta consapevolezza e una profonda coscienza del suo ruolo.
Beato il politico la cui persona rispecchia la credibilità.
Beato il politico che lavora per il bene comune e non per il proprio interesse.
Beato il politico che si mantiene fedelmente coerente.
Beato il politico che realizza l’unità.
Beato il politico che è impegnato nella realizzazione di un cambiamento radicale.
Beato il politico che sa ascoltare.
Beato il politico che non ha paura.
Nel messaggio per la 52esima Giornata mondiale della pace papa Francesco cita le “beatitudini del politico”, proposte dal cardinale vietnamita François-Xavier Nguyễn Vãn Thuận, morto nel 2002, che per tredici anni fu detenuto dalle autorità comuniste del suo Paese dopo la caduta di Sigon nel 1975, per i primi anni in isolamento completo (clicca qui per leggere un suo profilo completo).
La politica come sfida alla ricerca del bene comune e come servizio è al cuore del Messaggio. Con un’indicazione molto chiara: non c’è pace senza una buona politica.
La Chiesa torna a dire che la politica che ha come fine il bene comune è un’alta forma di carità, e Francesco cita sia Benedetto XVI che Paolo VI.
Per San Paolo VI: «Prendere sul serio la politica nei suoi diversi livelli – locale, regionale, nazionale e mondiale – significa affermare il dovere dell’uomo, di ogni uomo, di riconoscere la realtà concreta e il valore della libertà di scelta che gli è offerta per cercare di realizzare insieme il bene della città, della nazione, dell’umanità».
E papa Benedetto XVI ricordava che «ogni cristiano è chiamato a questa carità, nel modo della sua vocazione e secondo le sue possibilità d’incidenza nella polis. […] Quando la carità lo anima, l’impegno per il bene comune ha una valenza superiore a quella dell’impegno soltanto secolare e politico. […] L’azione dell’uomo sulla terra, quando è ispirata e sostenuta dalla carità, contribuisce all’edificazione di quella universale città di Dio verso cui avanza la storia della famiglia umana».
«È un programma nel quale si possono ritrovare tutti i politici», afferma papa Francesco «di qualunque appartenenza culturale o religiosa che, insieme, desiderano operare per il bene della famiglia umana, praticando quelle virtù umane che soggiacciono al buon agire politico: la giustizia, l’equità, il rispetto reciproco, la sincerità, l’onestà, la fedeltà».
Il messaggio passa attraverso sette paragrafi eloquenti:
– “Offrire la pace è al cuore della missione dei discepoli di Cristo”, si legge nel primo paragrafo
– La pace è una sfida, si legge nel secondo: è come «un fiore fragile che cerca di sbocciare in mezzo alle pietre della violenza», dice Francesco citando il poeta Charles Péguy
– La buona politica è al servizio della pace… ovvero… la politica è “buona” quando è a servizio della pace
– “Accanto alle virtù, purtroppo, anche nella politica non mancano i vizi” si legge nel terzo paragrafo, intitolato appunto “I vizi della politica”. E qui Francesco li cita, dicendo in modo molto forte che sono “la vergogna della vita pubblica” e “mettono in pericolo la pace sociale”: la corruzione, la negazione del diritto, il non rispetto delle regole comunitarie, l’arricchimento illegale, la giustificazione del potere mediante la forza o col pretesto arbitrario della “ragion di Stato”, la tendenza a perpetuarsi nel potere, la xenofobia e il razzismo, il rifiuto di prendersi cura della Terra, lo sfruttamento illimitato delle risorse naturali in ragione del profitto immediato, il disprezzo di coloro che sono stati costretti all’esilio
– La buona politica promuove la partecipazione dei giovani e la fiducia nell’altro
– No alla guerra e alla strategia della paura. E qui il Papa condanna sia “l’escalation in termini di intimidazione, così come la proliferazione incontrollata delle armi” che “terrore esercitato sulle persone più vulnerabili che contribuisce all’esilio di intere popolazioni nella ricerca di una terra di pace”
in particolare: “Non sono sostenibili i discorsi politici che tendono ad accusare i migranti di tutti i mali e a privare i poveri della speranza”, dice con chiarezza Francesco
– nell’ultimo paragrafo il Papa cita il settantesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, che si festeggia in questi giorni come un “grande progetto di pace” e cita papa san Giovanni XXIII: «Quando negli esseri umani affiora la coscienza dei loro diritti, in quella coscienza non può non sorgere l’avvertimento dei rispettivi doveri: nei soggetti che ne sono titolari, del dovere di far valere i diritti come esigenza ed espressione della loro dignità; e in tutti gli altri esseri umani, del dovere di riconoscere gli stessi diritti e di rispettarli»
La pace non è solo teoria, ma passa dalla vita di ciascuno, è il passaggio finale del Messaggio, con la bellissima citazione del Magificat di Maria. C’è una “via concreta” alla portata di tutti: la “conversione del cuore e dell’anima”, perché pace la pace interiore e quella comunitaria sono strettamente legate, e passano da tre dimensioni:
– la pace con sé stessi, rifiutando l’intransigenza, la collera e l’impazienza e, come consigliava San Francesco di Sales, esercitando “un po’ di dolcezza verso sé stessi”, per offrire “un po’ di dolcezza agli altri”;
– la pace con l’altro: il familiare, l’amico, lo straniero, il povero, il sofferente…; osando l’incontro e ascoltando il messaggio che porta con sé;
– la pace con il creato, riscoprendo la grandezza del dono di Dio e la parte di responsabilità che spetta a ciascuno di noi, come abitante del mondo, cittadino e attore dell’avvenire.
La politica della pace passa attraverso la fragilità, di ciascuno e dell’umanità. Ma può attingere allo spirito del Magnificat, cantato da Maria a nome di tutti gli esseri umani: «Di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; […] ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre».