Il Paese dell’America Centrale ha fatto diventare oggi 50 i Paesi che hanno ratificato ufficialmente il Trattato Onu del 2017 che chiede la messa al bando delle armi nucleari. In forza di questo risultato il Trattato che per la prima volta dichiara illegali dal punto di vista del diritto internazionale le armi atomiche potrà entrare in vigore il 22 gennaio 2021. Ma a questo documento l’Italia non ha ancora aderito
Il diritto internazionale si appresta a mettere al bando ufficialmente le armi nucleari. Con la ratifica dell’Honduras, depositata oggi, sono infatti diventati 50 gli Stati del mondo che hanno accolto ufficialmente nella propria legislazione il Trattato per la proibizione delle armi nucleari (Tpnw) votato ufficialmente dall’Assemblea generale dell’Onu il 7 luglio 2017 con il sì di 122 Paesi (ma la non partecipazione al voto di tutte le potenze nucleari). Il meccanismo del Trattato – che dichiara illegale qualsiasi arma nucleare e chiede l’adozione di un percorso per la completa eliminazione di questi strumenti di distruzione di massa – prevedeva che sarebbe divenuto vincolante 90 giorni dopo la ratifica di almeno 50 Paesi membri dell’Onu. In forza dunque della scelta dell’Honduras entrerà ufficialmente in vigore il 22 gennaio 2021.
Che cosa prevede concretamente questo Trattato? A questo link è possibile leggere la traduzione italiana integrale. L’impegno chiave è indicato nell’articolo 1: ciascuno Stato parte “si impegna, in qualsiasi circostanza, a non: (a) Sviluppare, testare, produrre, produrre, oppure acquisire, possedere o possedere riserve di armi nucleari o altri dispositivi esplosivi nucleari; (b) Trasferire a qualsiasi destinatario qualunque arma nucleare o altri dispositivi esplosivi nucleari o il controllo su tali armi o dispositivi esplosivi, direttamente o indirettamente; (c) Ricevere il trasferimento o il controllo delle armi nucleari o di altri dispositivi esplosivi nucleari, direttamente o indirettamente; (d) Utilizzare o minacciare l’uso di armi nucleari o di altri dispositivi esplosivi nucleari; (e) Assistere, incoraggiare o indurre, in qualsiasi modo, qualcuno ad impegnarsi in una qualsiasi attività che sia vietata a uno Stato Parte del presente Trattato; (f) Ricercare o ricevere assistenza, in qualsiasi modo, da chiunque per commettere qualsiasi attività che sia vietata a uno Stato Parte del presente Trattato; (g) Consentire qualsiasi dislocazione, installazione o diffusione di armi nucleari o di altri dispositivi esplosivi nucleari sul proprio territorio o in qualsiasi luogo sotto la propria giurisdizione o controllo”.
Il fatto che tutte le potenze nucleari (Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia, Cina, Israele, India, Pakistan e Corea del Nord) e gli Stati membri di alleanze militari come la Nato che contemplano nelle proprie strategie la deterrenza nucleare abbiano rifiutato in sede Onu di discutere questo Trattato indica chiaramente che da solo questo strumento non potrà risolvere la questione della corsa alle armi atomiche, che al contrario oggi sta conoscendo una nuova impennata. Però il fatto che per la prima volta una fonte del diritto internazionale dichiari fuori legge le armi nucleari è un segnale politicamente molto importante. “Si apre un nuovo capitolo per il disarmo nucleare – ha commentato a caldo Beatrice Finh, coordinatrice dell’Ican, il movimento internazionale che ha promosso questa campagna e per questo è stato anche insignito del Premio Nobel per la pace nel 2017 -. Decenni di attivismo hanno ottenuto ciò molti consideravano impossibile: dichiarare fuori legge le armi nucleari”.
Tra i primi Paesi ad aver ratificato il Tpnw c’è stata fin dall’inizio la Santa Sede, che ha sostenuto con forza questa battaglia. Al contrario l’Italia – in quanto Paese membro dell’Alleanza Atlantica – non si è mai pronunciata a favore del Trattato e del resto, come è noto, ospita proprio sul proprio territorio nelle basi Nato alcune decine di testate nucleari. Contro questa posizione è schierata la Rete disarmo che promuove la campagna “Italia, ripensaci”.