Alcuni missionari e religiosi che lavorano al fianco dei più poveri organizzano una manifestazione permanente davanti alla Camera, con un digiuno che comincerà oggi e andrà avanti per dieci giorni
Sono religiosi che lavorano sul campo con i migranti, che ne conoscono le storie, come suor Rita Giarretta. O missionari che hanno speso una vita con i più poveri, come padre Alex Zanotelli. Da oggi a mezzogiorno inizieranno un digiuno di dieci giorni di denuncia della politiche del governo italiano nei confronti dei migranti. Cominceranno in piazza San Pietro oggi, con una giornata di digiuno. Proseguiranno a Montecitorio per testimoniare con il digiuno contro le politiche migratorie del governo italiano. E continueranno a digiunare per altri 10 giorni con un presidio davanti a Montecitorio dalle ore 8 alle 14.
«Proponiamo un piccolo segno visibile, pubblico: un digiuno a staffetta con un presidio davanti al Parlamento italiano per dire che non possiamo accettare questa politica delle porte chiuse che provoca la morte nel deserto e nel Mediterraneo di migliaia di migranti», spiegano un comunicato firmato da padre Alex Zanotelli, il vescovo emerito di Caserta monsignor Raffaele Nogaro, don Alessandro Santoro della Comunità delle Piagge di Firenze, suor Rita Giaretta di “Casa Ruth” e padre Giorgio Ghezzi, religioso sacramentino.
I religiosi ricordano le 33.000 vittime accertate (il giornale inglese Guardian che ne ha pubblicato i nomi) perite nel Mediterraneo per le politiche restrittive della “Fortezza Europa. E scrivono: «È il naufragio dei migranti, dei poveri, dei disperati, ma è anche il naufragio dell’Europa, e dei suoi ideali di essere la “patria dei diritti umani”. La Carta della UE afferma: “La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata”. È un crimine contro l’umanità, un’umanità impoverita e disperata, perpetrato dall’opulenta Europa che rifiuta chi bussa alla sua porta».
«Un rifiuto che è diventato ancora più brutale con lo scorso vertice della UE dove i capi di governo hanno deciso una politica di non accoglienza – proseguono i religiosi –. Anche l’Italia, decide ora di non accogliere, di chiudere i porti alle navi delle ONG ed affida invece tale compito alla Guardia Costiera libica, che se salverà i migranti, li riporterà nell’inferno che è la Libia. Perfino la Commissione Europea ha detto: “Non riportate i profughi in Libia, lì ci sono condizioni inumane».
«Per questo stiamo di nuovo assistendo a continui naufragi. L’ONU parla di oltre mille morti in questi mesi», prosegue la denuncia. «Papa Francesco ha fatto sue le parole dell’arcivescovo Hyeronymous di Grecia pronunciate nel campo profughi di Lesbos: “Chi vede gli occhi dei bambini che incontriamo nei campi profughi, è in grado di riconoscere immediatamente la “bancarotta dell’umanità”».
«È il sangue degli impoveriti, degli ultimi che interpella tutti noi, in particolare noi cristiani che saremo giudicati su: “Ero straniero… e non mi avete accolto.” Noi chiediamo a tutti i credenti, di reagire, di gridare il proprio dissenso davanti a queste politiche disumane».
A partire dalle proprie esperienze di vita, i religiosi si rifiutano di «accettare questa politica delle porte chiuse che provoca la morte nel deserto e nel Mediterraneo di migliaia di migranti», ricordando quello che disse il profeta Isaia a nome di Dio: “Il digiuno che voglio non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo senza trascurare i tuoi parenti ?”.