In occasione della Giornata mondiale dell’acqua che si celebra oggi i dati del rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche 2021. Oltre 2 miliardi di persone vivono in Paesi sottoposti a stress idrico. Un africano ogni sette vive in condizioni di scarsità d’acqua, mentre in Asia preoccupano i livelli molto alti di inquinamento
Secondo il Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche 2021, intitolato “Il valore dell’acqua”, negli ultimi 100 anni l’utilizzo di acqua dolce è aumentato di sei volte e continua a crescere ad un tasso dell’1% annuo dagli anni ’80 a causa della crescita della popolazione, dello sviluppo economico e dei cambiamenti nei modelli di consumo.
Questo determina il fenomeno dello stress idrico – utilizzo dell’acqua in funzione delle riserve disponibili – che affligge vaste aree del pianeta. Oltre 2 miliardi di persone vivono in Paesi sottoposti a stress idrico, dove molte delle principali falde acquifere sono sottoposte ad uno stress crescente, con il 30% dei principali sistemi di acque sotterranee in stato di deperimento; la causa principale sono i prelievi di acqua destinata all’irrigazione. Attualmente, infatti, l’agricoltura è responsabile di circa il 69% del totale dei prelievi in tutto il mondo, oltre che per l’irrigazione, anche per l’allevamento e l’acquacoltura; in alcuni Paesi in via di sviluppo la percentuale raggiunge il 95%.
Preoccupante è la situazione dei bacini idrici: l’espansione dei bacini non è riuscita a tenere il passo con la crescita della popolazione e la capacità di stoccaggio si sta sempre più riducendo a causa della sedimentazione, dello sfruttamento eccessivo delle acque sotterranee e delle crescenti perdite di acqua superficiale dovute all’innalzamento delle temperature.
In Africa le risorse di acqua dolce rappresentano circa il 9% del totale mondiale. Tuttavia, la distribuzione è irregolare: i sei Paesi con i maggiori quantitativi di risorse idriche in Africa centrale e occidentale detengono il 54% delle risorse totali del continente, mentre i 27 Paesi con i più bassi livelli di risorse idriche dispongono di appena il 7%. Circa il 14% della popolazione dell’Africa (160 milioni di persone, pari a un abitante ogni sette) vive attualmente in condizioni di scarsità idrica.
L’Asia e il Pacifico, che ospitano il 60% della popolazione mondiale, dispongono appena del 36% delle risorse idriche globali, con una disponibilità pro capite ai livelli più bassi al mondo. A preoccupare sono i prelievi di acqua, con alcuni Paesi che prelevano percentuali che vanno oltre la metà del totale disponibile. Sono stati anche individuati elevati livelli di inquinamento, con più dell’80% delle acque di scarico dei Paesi in via di sviluppo che non vengono trattate in alcun modo.
Nella regione araba circa l’86% della popolazione (362 milioni di persone) vive in condizioni di scarsità idrica o scarsità idrica assoluta. Tra Medio oriente e Nord Africa vi sono 14 i Paesi che utilizzano più del 100% delle risorse di acqua dolce disponibili, portando alla dipendenza da acque transfrontaliere, da falde non rinnovabili e da risorse idriche non convenzionali.
L’America Latina e i Caraibi vantano una disponibilità di risorse idriche pro capite di circa 28.000 metri cubi all’anno, più di quattro volte la media mondiale (6.000 metri cubi). Eppure lo stress idrico in alcune aree della regione è ugualmente forte ed è causato di conflitti, in cui il settore agricolo, minerario, dell’energia idroelettrica, della fornitura di acqua potabile e dei servizi igienico-sanitari competono per aggiudicarsi il controllo delle risorse. Tra i principali ostacoli all’assegnazione efficace la mancanza di regolamentazione e la carenza di incentivi e investimenti sufficienti, i quali evidenziano lo scarso valore attribuito alle risorse idriche nella regione.
Per quanto riguarda l’Europa, la direttiva quadro sulle acque dell’Unione europea del 2000, evidenzia la crescente consapevolezza del valore dell’acqua e gli approcci consolidati che si concentrano sulla gestione delle inondazioni, della riduzione del rischio di disastri, dei sistemi di allerta precoce e dei servizi ecosistemici.
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