Da un’informazione più corretta e meno allarmistica alla tutela dei minori: nel convegno di stamattina al Pime si sono affrontati i nodi che riguardano la percezione dell’immigrazione e la tratta di esseri umani nel nostro Paese
Le parole non sono neutre, danno forma alla realtà. Per questo oggi più che mai servono termini appropriati quando si parla di migrazioni. Definire «clandestini» coloro che arrivano sulle nostre coste è semplicemente scorretto, errato. Si è aperto sulla correttezza del linguaggio, soprattutto nell’informazione, il convegno di questa mattina su “Tratta e gravi violazioni dei diritti umani: i nuovi schiavi del XXI secolo” organizzato dal Centro Pime di Milano Mani Tese e la Caritas Ambrosiana, in collaborazione con l’Ucsi Lombardia. Un convegno al quale hanno partecipato circa 500 persone, fra cui oltre 200 giornalisti.
Ogni anno oltre 40 milioni di persone – e un numero crescente di donne e minori – sono vittime di pesanti forme di sfruttamento, specialmente per la prostituzione coatta e il lavoro forzato. In occasione della giornata contro la tratta, il convegno ha affrontato i diversi aspetti del problema: da un’economia della schiavitù che si sta allargando anche in Italia, allo sfruttamento sessuale, alle tutele nei confronti dei minori non accompagnati presenti sul nostro territorio. Paola Barretta, dell’Osservatorio sui media di Pavia ha rilevato che «sui media italiani si è verificato un incremento dei toni allarmistici in riferimento alle migrazioni. Nel 2017 uno dei vocaboli più usati è stato Ius Soli e si è registrato un aumento del termine clandestino». Viceversa, la voce dei “nuovi cittadini”, degli immigrati integrati in Italia non viene quasi mai presentata durante i normali servizi di informazione, per esempio sugli acquisti o sulle vacanze eprofughi e migranti hanno voce solo nel 7% dei servizi trasmessi nei Tg: «La normalità dell’immigrazione integrata perde visibilità nel racconto mediatico. E questo genera pregiudizi», ha detto Barretta.
«Una società dove aumentano le disuguaglianze è un problema per tutti», ha invece rilevato nel suo intervento l’economista Leonardo Becchetti, il quale ha fatto notare che le grandi crisi economiche si sono sempre verificate quando la forbice della disuguaglianza economica si è allargata troppo. Sono circa 150 mila le persone vittime di lavoro schiavo in Italia, ha detto Oliviero Forti, responsabile dell’Ufficio immigrazione di Caritas Italiana, e l’80% sono straniere. Il 64% lavoratori sfruttati in agricoltura in Italia vive in baraccopoli senza accesso ad acqua potabile. Un altro dato che sfata luoghi comuni è che la maggior parte lavoratori sfruttati in agricoltura è in regola con permesso soggiorno. Questi nuovi schiavi lavorano per 30 euro al giorno, 15 dei quali vanno restituiti al per vitto e alloggio, e parte di quello che resta va alla famiglia nel Paese d’origine. È la situazione di migliaia di persone in Italia.
Lo sfruttamento sessuale è la forma di tratta più presente in Italia ma è sempre più connessa allo sfruttamento lavorativo, ha sottolineato Mirta Da Pra, giornalista e coordinatrice del settore Prostituzione e Tratta del Gruppo Abele. Una delle sfide principali in questo momento è mettere in contatto chi opera nell’accoglienza e chi contrasta la tratta di esseri umani, un traffico sempre più connesso ad altri come il mercato della droga, delle armi e, in misura minore, del traffico di organi. In Italia il lavoro delle associazioni nell’intercettare le vittime di tratta è notevole ed è stato riconosciuto dalle organizzazioni internazionali, e spesso anche il lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine è importante, «Manca però una regia politica» è l’accusa di Da Pra – «se c’è un peccato di fondo è quello di omissione».
Della realtà dei bambini e minori non accompagnati ha parlato infine Fiammetta Casali, presidente Comitato provinciale di Milano per l’Unicef. Nel mondo due milioni di bambini sono prostituti o sottoposti a varie forme di sfruttamento sessualità. Per quanto riguarda i minori che arrivano sul nostro territorio, la convenzione per i diritti dell’infanzia dice che tutti i bambini hanno diritto ad essere protetti, che siano stranieri o autoctoni. I minori stranieri arrivano in Italia con il carico di aspettative delle proprie famiglie, spesso quindi si sottraggono alla protezione per cercare lavoro correndo però gravi rischi per la propria incolumità e sviluppo. Una figura come quella del tutore volontario, di recente introdotta, rappresenta un’opportunità per affrontare questo problema.
Caritas ha lanciato un’applicazione mobile, Migradvisor per aiutare i migranti in Italia a trovare e conoscere i servizi essenziali ai quali possono accedere, compresi i centri e i numeri verdi anti-sfruttamento e anti-tratta.