FRONTIERA OIAPOQUE
sposa, mamma, nonna giovane. Donna coraggiosa, attiva nel difendere i diritti del suo popolo, catechista e coordinatrice di culto nel suo villaggio
Concetta è un’india del popolo tembé: sposa, mamma, nonna giovane. Donna coraggiosa, attiva nel difendere i diritti del suo popolo, catechista e coordinatrice di culto nel suo villaggio, lungo il fiume Guamá, affluente del Rio delle Amazzoni, a 250 chilometri da Belem.
D’improvviso la prende la Sla, la sclerosi laterale amiotrofica, e incomincia dalla gola: non parla più. La malattia inizia poco prima della Settimana Santa del 2015, scelta da noi come stage per quattro missionarie che avrebbero iniziato una missione di frontiera nell’estremo nord del Brasile, nella cittadina di Oiapoque, crocevia del traffico illegale di persone e di droga.
Obiettivo della missione è combattere queste piaghe oltre a dare assistenza ai migranti.
«Concetta, – le dico – vuoi partecipare alla missione? Tu puoi contribuire con la tua sofferenza».
Lei scrive di sì: vuole essere missionaria.
Un anno dopo è all’ospedale. Le porto un crocefisso e le dico:
«L’immagine che vedi rappresenta il Cristo in croce; ma non è lui che sta lì, oggi. Sei tu».
Mi fa capire che ha capito; si stringe il crocifisso al cuore e continua a completare quello che manca alla Passione di Cristo.
Tutti i giorni chiede al marito il crocefisso e se lo stringe al petto. Muore chiedendo che il crocefisso l’accompagni nella sepoltura.
Concetta è una vera missionaria della nostra comunità anche se non è mai stata a Oiapoque.
La missione è iniziata e va avanti, ma quello che la sostiene sono la sofferenza e la preghiera. I progetti del Signore hanno come base la fede, la speranza e l’amore. Insieme al servizio ai poveri. Sono loro che ci danno la certezza della vittoria finale.