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Giordania, l’alba del cristianesimo

Da Amman a Roma una mostra racconta attraverso reperti provenienti da 34 siti archeologici le origini e lo sviluppo della fede nel Paese 

«Il nostro Paese è la patria di una storica comunità cristiana: i cristiani fanno parte delle società del Medio Oriente da migliaia di anni e sono vitali per il futuro della regione»: ha scelto queste parole il re giordano Abdallah II per commentare l’inaugurazione ad Amman della mostra “Giordania, l’alba del cristianesimo”, che sarà visitabile per tutto il mese di febbraio nel Palazzo della Cancelleria, a Roma.

L’esposizione, organizzata dal ministero del Turismo e delle antichità del Regno hashemita in collaborazione con il Vaticano in occasione dei 30 anni delle relazioni diplomatiche tra il Paese mediorientale e la Santa Sede, punta a gettare una luce sul ruolo della nazione nella nascita e nello sviluppo della fede cristiana, attraverso una novantina di reperti provenienti da 34 siti archeologici. Si tratta di una selezione che parte dal I secolo per attraversare le epoche bizantina, islamica e hashemita. Intorno agli oggetti esposti, un allestimento audiovisivo accompagna i visitatori in un viaggio lungo duemila anni, che tocca alcuni luoghi dal forte valore simbolico. A cominciare dal sito di Maghtas, nell’area desertica vicina al fiume Giordano, dove proprio lo scorso 10 gennaio il cardinale Pietro Parolin, in qualità di inviato di Papa Francesco, ha inaugurato una nuova chiesa nel luogo in cui una tradizione antichissima colloca il racconto evangelico del battesimo di Gesù per mano di Giovanni il Battista. Al centro anche il Monte Nebo, da cui Mosè poté vedere a distanza la Terra promessa, Tel Mar Elias, dove nacque il profeta Elia, e poi Machaerus, legato al martirio del Battista e il santuario mariano di Nostra Signora della Montagna ad Ajlun, dove Gesù e sua madre avrebbero trascorso una notte. 

Tra le testimonianze più significative emergono mosaici, simboli antichi come l’ichthys, il pesce stilizzato che allude a Cristo, e manufatti che tracciano il passaggio dal cristianesimo primitivo all’epoca bizantina. «Tesori che – spiegano gli organizzatori – riflettono non solo come la fede cristiana abbia avuto inizio, ma anche come abbia continuato a fiorire in Giordania fino ai giorni nostri, contribuendo all’arte, all’architettura e alla cultura». Oggi, nel Regno, i fedeli rappresentano circa il 4% degli undici milioni di abitanti. E vivono con preoccupazione l’escalation di violenza e settarismo che sta sfigurando la regione. In questo momento drammatico la mostra, che dopo l’Italia viaggerà in altri Paesi e continenti, rappresenta anche un modo per celebrare la convivenza possibile, culla di bellezza e ricchezza culturale. 

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