Il vescovo del Donbass

Racconta i sogni dei giovani ucraini e l’ecumenismo quotidiano dove perfino le Chiese sono state trascinate in guerra il primo ospite del nostro programma “Finis Terrae. Storie oltre i confini”. Monsignor Maksim Ryabukha, giovane neo vescovo ausiliare dell’esarcato greco-cattolico di Donetsk, parla della propria esperienza nelle aree più colpite dal conflitto.

Come vivere da cristiani dentro una guerra come quella in corso in Ucraina, una guerra tra cristiani, dove le armi e le posizioni politiche arrivano oggi a intrecciarsi pericolosamente con l’appartenenza e Chiese e confessioni diverse?
È una delle domande che abbiamo rivolto a mons. Maksym Ryabukha, giovane vescovo ausiliare dell’esarcato di Donestk, nel cuore del Donbass conteso tra russi e ucraini. Mons. Ryabukha vive a Zaporizzja, non lontano dalla centrale nucleare che abbiamo imparato a conoscere nelle cronache della guerra.

Con la sua testimonianza prende il via Finis Terrae. Storie oltre i confini la trasmissione quindicinale realizzata dalla redazione di Mondo e Missione insieme agli studenti della Scuola di giornalismo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Per approfondire: Leggi qui l’intervista completa a mons. Maksym Ryabukha

«Cristiani in guerra». Mons. Francesco Braschi, direttore della Classe di slavistica dell’Accademia Ambrosiana, analizza le ripercussioni nel rapporto tra le Chiese del conflitto fratricida in Ucraina. Leggi qui l’articolo che apre il numero di gennaio 2022 di Mondo e Missione

Guarda sul sito della Nuova Europa la coraggiosissima dichiarazione di un gruppo di cristiani russi che – in occasione del Natale ortodosso – hanno diffuso un video in cui, mettendoci la propria faccia, dicono: «Sappiamo che oggi in Russia prendere posizione contro la guerra fa paura. Si può essere denunciati come traditori, agenti stranieri, essere multati, finire in prigione. Sappiamo anche che in Russia, Paese che si definisce cristiano, fare appello alla pace comporta multe e detenzione. Ma noi cristiani invitiamo a farlo per amore di Cristo e dei nostri vicini che stanno in Ucraina».