Francesco lo spiegò gia nel 2013: “Non siamo qui con le valigie, come chi sfrutta e poi se ne va”
Per tutto il 2019 suor Laura Valtorta, missionaria dell’Immacolata a Santa Rita, nel cuore della foresta amazzonica, ci aiuterà a riflettere sui grandi temi e sulle sfide del Sinodo
Quasi tutti gli anni del Pontificato di Papa Francesco sono caratterizzati da temi particolari, come le diverse tinte di un quadro: la misericordia, la famiglia, i giovani… E ora? Ha scelto il colore vivo della missione, con il verde denso della foresta, l’ocra delle acque e i colori dell’iride che dipingono il cielo. Basta questo per raccontare lo spazio immenso, rigoglioso e maestoso, ma anche minacciato e violentato dell’Amazzonia. Nell’ottobre 2019 il Papa chiamerà la Chiesa a fermarsi e a riflettere sulle sfide umane, sociali e pastorali di questa terra con un Sinodo straordinario sul tema: «Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale».
L’Amazzonia è un mondo smisurato di oltre 7,8 milioni di kmq, diviso tra 9 Paesi dell’America Latina (Brasile, Guinea Francese, Suriname, Guinea Inglese, Venezuela, Colombia, Ecuador, Perú e Bolivia) di cui occupa il 43% del territorio. È l’area con la piú ricca biodiversità del mondo; con un bacino idrografico che fornisce il 20% dell’acqua dolce non congelata del pianeta; con ricchezze e interessi che ne fanno una tra le regioni piú strategiche e quindi piú ambite del pianeta. Ma c’è anche un’altra ricchezza altrettanto importante: quella culturale, con 3 milioni di indigeni appartenenti a centinaia di popoli che parlano ben 240 lingue diverse.
Papa Francesco stava sognando da tempo questo Sinodo. Già a Rio de Janeiro nel 2013 durante la Giornata Mondiale della Gioventú, disse che «l’Amazzonia è un banco di prova per la Chiesa e la società» ribadendo che «la Chiesa non è come quelli che hanno le valigie pronte per partire dopo aver sfruttato tutto quello che potevano sfruttare». Lo stava sognando quando nel 2015 scrisse l’enciclica Laudato Si’, ma anche quando, nel corso delle visite ad limina, ascoltava i vescovi parlare delle sfide dell’evangelizzazione di regioni remote che rimangono senza assistenza spirituale. Ora il sogno sta diventando realtà.
Il Sinodo avrà il suo atto finale in Vaticano nell’ottobre 2019, ma è già stato inaugurato con la visita ai popoli dell’Amazzonia avvenuta a Puerto Maldonado, in Perú, il 19 gennaio 2018. Lì Papa Francesco ha ribadito la necessità urgente di individuare nuovi cammini di evangelizzazione specialmente per i popoli indigeni che «probabilmente non sono mai stati tanto minacciati nei loro territori come lo sono ora».
Il Sinodo si svolgerà a Roma per far sì che le sue riflessioni superino i confini dell’Amazzonia: devono entrare nel cuore della Chiesa, per renderla cosciente della responsabilità che ha nei confronti di questi popoli. Si parte da un territorio ma per raggiungerne anche altri, segnati dalla stessa ricchezza di biodiversità ma anche dalle stesse minacce (il bacino fluviale del Congo, le foreste tropicali dell’Asia…).
I nuovi cammini non si impongono dall’alto: la Chiesa per crescere ha bisogno di ascoltare questi popoli, per sapere come vivono la loro spiritualità, per creare reti di solidarietà, per sapere come può essere la missione in questa realtà. La Chiesa dell’Amazzonia deve poter modellare il proprio volto di Chiesa indigena, inculturata, capace di vivere l’alleanza tra essere umano e creazione, capace di manifestare la ricchezza della diversità nell’unità, specchio della Trinità e sogno di Tupana, il nome di Dio nella lingua guarani.