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A Ibadan seguendo le orme di Demas Nwoko

Premiato con il Leone d’Oro dalla Biennale di Venezia, l’architetto nigeriano ha iniziato la sua carriera nella più estesa città del suo Paese, dove è possibile vedere una delle sue opere-simbolo: la cappella dell’Istituto domenicano
È la più estesa città della Nigeria, la terza per popolazione con i suoi sei milioni di abitanti. Ibadan è un luogo in bilico tra passato e futuro. Antica capitale del regno yoruba, attuale capoluogo di Oyo State, è una delle città che crescono più rapidamente in Africa e tra quelle con il più alto numero di nuove start up tecnologiche. La sua università, del resto, è la più antica della Nigeria e una delle più grandi e moderne di tutta l’Africa subsahariana, con oltre 33 mila studenti. In questa fucina di fermenti e iniziative, sono emersi anche alcuni grandi nomi dell’arte nigeriana, come l’architetto, designer, scenografo e scrittore Demas Nwoko. Artista poliedrico, classe 1935, è stato premiato lo scorso anno con il Leone d’Oro alla carriera dalla Biennale di architettura di Venezia. Ma è proprio a Ibadan, dove ha iniziato a lavorare alla fine degli anni Sessanta e ha fondato il New Culture Studios – centro di formazione per le arti dello spettacolo e del design – che è possibile visitare una delle sue opere-simbolo: la cappella dell’Istituto domenicano. Si tratta di un’interessante sintesi di modelli e materiali locali e di esigenze strutturali e religiose occidentali. Le pareti esterne in terracotta riprendono, infatti, le sculture simboliche della tradizione, lasciando filtrare luce e aria nell’interno sostenuto da dodici pilastri simili a grandi totem. Il campanile, invece, è costruito in cemento armato, ma richiama le antiche torri in fango delle dimore dei capi tradizionali, di cui lo stesso Nwoko è un discendente. Giochi di luce e ombre, finestre a forma di croce variamente orientate, spirali frangisole e specchi d’acqua completano il complesso, che rimane ancora oggi uno dei più simbolici dello stile e della creatività di Nwoko.

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