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Il cuore dei piccoli scrigno di speranza

Dalla Guinea-Bissau a Roma, suor Inês Paulo Albino è la prima religiosa africana a guidare la Pontificia opera dell’infanzia missionaria: «I bambini sono il futuro». E festeggiano il 6 gennaio di ogni anno, giorno dell’Epifania, la Giornata missionaria mondiale dei ragazzi 

Aprire il cuore all’universalità. Oggi come a metà Ottocento quando è nata, la Pontificia Opera dell’infanzia missionaria (o della Santa infanzia) accompagna i bambini e i ragazzi di tutto il mondo a sviluppare uno spirito e un protagonismo missionari, spingendoli a condividere fede e gesti di solidarietà con uno sguardo aperto al mondo.

È quello che, in un certo senso, ha vissuto in prima persona suor Inês Paulo Albino, 55 anni, che Papa Francesco ha nominato segretaria generale della Santa Infanzia lo scorso agosto. Cresciuta in un villaggio della piccola Guinea-Bissau, in Africa occidentale, ha maturato la vocazione religiosa a contatto con le suore Adoratrici del Sangue di Cristo, impegnate nell’annuncio del Vangelo e nella promozione di donne e bambini. «Mi sono innamorata della loro spiritualità e di quello che facevano. Andavano nei villaggi per l’annuncio del Vangelo e si occupavano soprattutto di mamme e bambini in difficoltà. Sentivo di voler partecipare a quel cammino di evangelizzazione e di potermi realizzare anche in quelle opere».

È con lo stesso spirito di attenzione ai più piccoli e di valorizzazione dei loro talenti e potenzialità, anche nel campo della fede, che suor Inês guida oggi l’organismo pontificio che promuove varie iniziative e progetti in tutto il mondo, tra i quali la Giornata mondiale della Santa Infanzia – o Giornata missionaria mondiale dei ragazzi (Gmmr), come viene chiamata in Italia – il 6 gennaio di ogni anno.

«In questo 2025 – spiega suor Inês, che è la prima religiosa africana a ricoprire questo ruolo – sarà dedicata in particolare al tema della speranza che fa da filo conduttore di tutto l’anno giubilare. Un tema che ben si applica a bambini e ragazzi che rappresentano davvero la speranza per un mondo migliore e per una Chiesa piena di vitalità».

Affinché questo accada realmente, la Pontificia Opera della Santa Infanzia continua a promuovere in 130 Paesi del mondo attività formative, momenti di preghiera e gesti di solidarietà in cui bambini e ragazzi diventano protagonisti missionari, anche attraverso un aiuto concreto ai coetanei che vivono in contesti problematici.

Il tema della formazione è particolarmente caro a suor Inês, che per anni ha fatto la spola tra la sua Guinea-Bissau e l’Italia per proseguire gli studi. E dopo aver conseguito la licenza in Teologia biblica presso l’Università Gregoriana di Roma, ha lavorato nel suo Paese nel campo dell’evangelizzazione, della catechesi, dell’insegnamento e dell’apostolato dei giovani, ed è stata direttrice nazionale delle Pontificie Opere missionarie, incarico attualmente ricoperto da un missionario del Pime, padre Jaime Do Nascimento Coimbra.

«Mi sono sempre occupata di giovani – dice la religiosa, che per un certo periodo ha insegnato anche Bibbia nel seminario diocesano di Bissau ed è stata maestra delle novizie della sua congregazione, di cui ora è consigliera -. È importantissimo continuare nella promozione dei bambini e dei ragazzi, aiutandoli a crescere con una solida formazione umana e cristiana, offrendo spazi di condivisione fondati sul valore del Vangelo e insegnando loro a essere altruisti e a prendersi cura dei più bisognosi. Attraverso un approccio positivo e fraterno all’altro è possibile suscitare un senso di vicinanza e di collaborazione tra i bambini del mondo. Il domani si costruisce oggi».

Per farlo, l’Opera della Santa infanzia sostiene vari progetti in tutti i continenti, Europa compresa, in particolare nell’ambito dell’animazione missionaria dei più giovani, ma anche in campo educativo e della promozione della dignità dei bambini e degli adolescenti. «Abbiamo anche progetti straordinari finalizzati soprattutto alla formazione degli animatori o per il sostegno di situazioni particolarmente difficoltose di mamme e bambini. Riceviamo molte proposte di progetti dalle diocesi di tutto il mondo, ma non sempre riusciamo a rispondere a tutti. Cerchiamo però di essere il più possibile la mano della carità del Papa».

Suor Inês è tornata recentemente da un viaggio in Romania e Moldavia, che l’ha molto colpita e interrogata. «Non pensavo di imbattermi anche in Europa in situazioni difficili, che hanno bisogno di sostegno e incoraggiamento. Ma ho trovato anche tanta voglia di impegnarsi e di esprimersi. I bambini sono bambini dappertutto! Sono sempre pieni di gioia, spontaneità ed entusiasmo. Mostrano la curiosità di sapere e di esprimersi, sono vivaci e collaborano all’animazione delle parrocchie. Per noi, in Africa, questo è più naturale. Ci sono bambini ovunque, anche in chiesa e in qualsiasi attività proponiamo. In Europa, a volte, si è più tiepidi e ci sono pochi bambini. Però sento che la gente ha sete di fede e spiritualità, ma deve essere un po’ incoraggiata e provocata. Soprattutto, non bisogna dare nulla per scontato. Ovunque, dobbiamo continuare il nostro cammino missionario con un’attenzione particolare per i più piccoli. Educando loro a donarsi e a esprimersi li rendiamo protagonisti della missione e possiamo costruire la Chiesa viva di domani».

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