Le esperienze rche vengono raccontate in questo numero di Mondo e Missione confermano che il compito missionario sia essenzialmente uno: seminare l’Amore per il mondo
Un missionario teologo ci racconta che il Vangelo in Mongolia va sussurrato, e forse anche a Milano; due giovani cristiani siriani decidono di non fuggire e restare ad Aleppo per tenere viva la propria comunità; un monsignore a Bogotá calca le vie fangose delle periferie per dare una parola di speranza; un vescovo ci dice che quella della Chiesa cattolica in Iraq è un’esperienza di risurrezione. Parole forti, cariche di speranza e di bellezza per noi che le leggiamo, che sono solo un segno timido del grande lavoro che la Chiesa fa nel mondo per il bene di tanti. Si parla molto degli scandali che la affliggono ma troppo poco si parla del bene che fa grazie a tanti semplici cristiani, tante semplici religiose, tanti semplici sacerdoti e anche tanti semplici vescovi. Questo è un bene che rimane e che alla fine vincerà su ogni scandalo, su ogni tentativo del male di distruggere la Chiesa.
Al Congressino del Pime a Ducenta, padre Ferruccio Brambillasca, riconfermato superiore generale dell’Istituto dalla XV Assemblea generale per sei anni, durante l’omelia di conferimento del crocifisso al missionario indiano in partenza per il Bangladesh, padre Prasad Gali, diceva così: «Nel mio girare le missioni del Pime nel mondo mi sono accorto che i missionari di cui è rimasto un buon ricordo, anche dopo molti anni, non sono quelli che hanno lasciato dietro di sé molte costruzioni, sono quelli che hanno lasciato molto amore, quelli che hanno saputo amare la gente che era stata affidata loro». Poche parole che descrivono sinteticamente l’essenziale di quello che raccontano le pagine di questo numero di Mondo e Missione. Missionari che amano ciò che fanno, le persone che incontrano, la Chiesa che servono e il Paese in cui vivono. È semplicemente la messa in pratica del comandamento nuovo di Gesù che leggiamo in Giovanni al capitolo 13: «Che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri». In sintesi è quello che i 38 confratelli che hanno partecipato all’Assemblea generale di maggio hanno voluto dire a tutti i membri e amici del Pime: ancorati al nostro carisma che ci spinge verso chi non conosce ancora il Vangelo, fuori dalle nostre patrie, per tutta la vita, insieme agli altri confratelli e alla Chiesa, noi portiamo letteralmente in giro l’amore di cui parla padre Brambillasca nella sua omelia. E lo portiamo perché lo abbiamo incontrato e lo sperimentiamo sulla nostra pelle quotidianamente, senza se e senza ma, senza interruzioni e senza soste, nemmeno quando sembra che il Signore si stia nascondendo, nemmeno quando le granate sfondano il tetto della casa o della chiesa come ci raccontano Toni e Nadine da Aleppo.
Di un Amore così val la pena essere innamorati. Di un Amore così val la pena essere testimoni sempre. Per un Amore così val la pena dare la vita, tutta intera.