EDITORIALE
Se ne parla ormai da anni, suscitando riflessioni e immagini più o meno ottimistiche o apocalittiche. Film come Blade Runner e Matrix hanno segnato l’immaginario di diverse generazioni, alimentando una lettura non propriamente positiva rispetto agli orizzonti verso cui l’intelligenza artificiale avrebbe potuto portarci. Uomo e macchina si confondono fin quasi a rendere impossibile riconoscere l’uno e l’altra. Alla fine di tutto, in Matrix, appare chiaro ciò che salva l’uomo di fronte alla macchina: sono la libertà di scelta e la capacità di amare.
Oggi l’intelligenza artificiale (AI) è arrivata sempre di più nelle nostre mani. ChatGpt è una semplice app sul nostro cellulare e ci apre un mondo di possibilità infinite. Ho provato, ad esempio, a chiederle di scrivere questo editoriale di Mondo e Missione. Non ha prodotto cose insensate: i temi erano abbastanza centrati, ma trattati in modo elementare e privi di “cuore”. Forse arriveremo a dare anche un’“anima” a queste macchine, forse ci siamo già riusciti visto che con l’AI si scrivono poesie e si creano opere d’arte, ma non basta, perché il cuore dell’uomo è capace di amare e di scegliere in libertà in quanto viene educato a questo. Ma lo si può fare solo quando ci sono un pensiero, una cultura che viene trasmessa, che “plasma” e dà forma.
L’arcivescovo Vincenzo Paglia ci parla, in questo numero, della necessità di un codice morale, di un’etica che definisca i limiti di azione dell’AI. Ma forse bisognerebbe fare qualcosa di più. Da cristiani e da missionari dovremmo dire che l’AI va “evangelizzata”. Se si tratta di macchine “pensanti”, serve che anche il pensiero cristiano e la cultura che la nostra lunga tradizione porta con sé vadano messi a loro disposizione. Il Vangelo dovrà far parte del bacino di dati e di informazioni da cui l’AI attinge per scrivere, pensare, decidere.
Si sta aprendo uno spazio nuovo, una nuova piazza, un nuovo areopago. Così come abbiamo deciso di abitare internet con la nostra cultura, la nostra storia e il nostro messaggio, allo stesso modo dovremo abitare questa nuova realtà. Non dovremo averne paura o stigmatizzarla come strumento demoniaco, come a volte siamo tentati di fare. Dovremo starci dentro perché uomo e macchina ormai sono un tutt’uno, ma sta a noi cristiani ricordare al mondo che siamo creati a immagine e somiglianza di Dio. Noi, non le macchine. La sfida è già aperta, raccogliamola e stiamo dentro questa nuova realtà da cristiani, convinti che Cristo abbia qualcosa da dire anche qui, perché tutto ciò che attiene all’umano compete a lui.