In una regione colpita da spopolamento e povertà, un villaggio ai piedi delle montagne ha rilanciato le attività della tradizione, trasformandosi in un museo vivente
Mezzo secolo fa, in una regione allora remota del Giappone colpita da spopolamento e drastica riduzione delle attività economiche tradizionali, con conseguente povertà, un villaggio decise di non cedere a una modernità arrembante che minacciava di travolgere la vita dei suoi abitanti. L’intuizione fu di cercare ragioni e mezzi per diventare una specie di museo all’aperto. Non un relitto del passato, ma una realtà in grado di ricordare tradizioni antiche aggiornandole e di integrarsi in una società capace di associare al duro lavoro e al progresso tecnologico occasioni di svago e di conoscenza.
Il successo di Shirakawa-go, ai piedi delle Alpi giapponesi a nord-ovest di Tokyo, non fu immediato ma sicuramente l’intuizione si è rivelata giusta e oggi questa comunità di 1.600 abitanti può vantarsi di avere aperto la strada ad altre esperienze simili, a partire dalle aree vicine della valle del fiume Shō, e di avere così rivitalizzato tradizioni antiche, come la produzione della carta, l’agricoltura montana, l’allevamento e le varie modalità di utilizzo del legname. Shirakawa-go è conosciuto in tutto il Giappone e da molti all’estero per le caratteristiche abitazioni dai tetti fortemente spioventi per evitare l’accumulo della neve: edifici usati anche per immagazzinare i prodotti locali e ospitare attività artigianali a livello familiare. L’accesso al luogo non è più problematico, nonostante il gelo e la neve invernali che trasformano il villaggio – illuminato ad arte – in una cartolina di stupefacente bellezza. In ogni stagione, tuttavia, l’incanto della natura montana e dell’opera umana riproposta e valorizzata si fondono in una realtà fuori dal tempo.