Abbé Pierre: contro l’epidemia della miseria

Abbé Pierre: contro l’epidemia della miseria

«L’unico modo per riallacciare i legami nella società è identificarci con coloro che soffrono», scriveva il fondatore del movimento Emmaus 65 anni fa. Ora i suoi testi, attualissimi, sono raccolti in un nuovo volume

 

Nell’immaginario collettivo il nome dell’Abbé Pierre, nato Henri Grouès a Lione nel 1912, è il sinonimo di Emmaus, il movimento per i poveri e i rifugiati che fondò nel 1949 e che si sarebbe diffuso in cinquanta Paesi. L’impegno incessante del sacerdote francese a favore dei senzatettto, dei più poveri e di tutti gli esclusi della società è durato per oltre mezzo secolo, dalla fine della guerra fino alla morte, a 94 anni, il 22 gennaio 2007. Il nuovo volume Un altro mondo è possibile. La rivoluzione degli infinitamente piccoli (Terra Santa, pp. 240, euro 16) da cui è tratto il brano di queste pagine, raccoglie ora, in una sorta di «testamento spirituale post mortem», i testi più controversi, profetici, scomodi e censurati del «prete della spazzatura»: una figura controcorrente quanto popolare le cui parole – pensieri, frammenti, articoli e discorsi pubblici – suonano di una straordinaria attualità.

Dal volume riportiamo l’Appello a tutti gli uomini contro la miseria, scritto a San Francisco il 13 maggio 1955.

La situazione

Oggi tre bambini su quattro hanno fame. Una famiglia su due vive in situazioni precarie. La metà dell’umanità non ha istruzione, lavoro e cure mediche adeguate. E quelli che tra noi non mancano di nulla, o di molto poco, vivono nella paura. E tutto questo proprio quando il benessere materiale, le conoscenze tecniche e anche la buona volontà hanno raggiunto livelli mai visti prima.

Le ragioni di questa situazione

Che cosa ci impedisce di progredire? Perché un potere tanto vasto e una reale buona volontà portano a risultati così scarsi, pur in un lasso di tempo piuttosto lungo? Forse la ragione risiede nel fatto che coloro che possiedono tale potere, per il fatto stesso di esserne i detentori, non hanno una conoscenza diretta della sofferenza umana e coloro che sono nel bisogno e soffrono, proprio a causa di questa stessa sofferenza, non hanno la possibilità di farla conoscere. Di conseguenza, l’ignoranza del potente e l’impotenza di coloro che sono nel bisogno concorrono a portarci verso la catastrofe.

La soluzione al problema

Bisogna combattere immediatamente il flagello della miseria umana, in modo pratico e a livello mondiale, proprio come combatteremmo il diffondersi di un’epidemia mortale. E dobbiamo partire dal basso. Prima di tutto, dobbiamo soccorrere coloro che soffrono di più, e non coloro che soffrono di meno; nelle nostre famiglie, nelle nostre città, nei nostri paesi e, infine, in tutto il mondo. Aiutare coloro che soffrono di più non è soltanto un principio economicamente efficace, ma è il messaggio del Vangelo. È una verità colma di sapienza, per l’eternità, ma anche per le grandi miserie di questa vita.  L’unico modo per riallacciare i legami nella società è identificarci con coloro che soffrono. Andiamo insieme, a mani vuote, a guadagnarci la vita, condividendo la condizione di coloro che soffrono. Ne otterremo quella conoscenza diretta dell’umanità sofferente, che solo l’amore e l’identificazione con l’altro possono darci. E questa conoscenza ci permetterà: di portare un aiuto intelligente rispetto ai bisogni più pressanti, più immediati; di lavorare con, piuttosto che per coloro che sono nell’angoscia, aiutandoli ad aiutare se stessi, aiutando gli altri; di diventare, grazie alle nostre azioni, la voce di coloro che non hanno voce, e ristabilire così un contatto tra coloro che detengono il potere e coloro che sono nel bisogno.

Alcuni di noi devono dedicare tutta la loro vita a questa causa. Altri solo una parte. Tutti, dobbiamo usare tutta la nostra energia, tutti i mezzi a nostra disposizione, per risvegliare nella società la coscienza dei bisogni umani, e creare un clima che sostenga e incoraggi i volontari che lottano contro la miseria.

Qui, a San Francisco, in nome degli straccivendoli e costruttori di Emmaus che mi hanno spedito a fare il giro di mezzo mondo, voglio lanciare un appello a tutti, ma soprattutto ai giovani, ai privati e alle varie organizzazioni affinché, sin da ora, indirizzino tutti i loro pensieri e le loro azioni alla creazione di una sorta di legione contro la miseria nel mondo, ognuno facendo quel che può nella situazione in cui vive e mettendosi in contatto con gli altri che combattono la stessa battaglia.

Le comunità di Emmaus offrono la loro esperienza e i loro mezzi a tutti coloro che possono unirsi a noi e offrire il loro amore e il loro impegno, e anche a coloro che non possono unirsi a noi ma sono disposti a offrirci consigli, denaro e assistenza tecnica.

Partiti in sordina, tutti insieme, da ogni parte della Terra, possiamo buttarci in un’avventura che non può fallire; non può fallire perché non abbiamo nulla da perdere, nel vero senso della parola. Il nostro amore comune sarà la garanzia migliore del successo.

Amici miei, in tutta umiltà vi chiediamo di unirvi a noi in questa crociata contro la miseria umana.