Il concetto di buen vivir è così importante in Sud America da essere entrato anche nelle costituzioni di alcuni Paesi della Pan-Amazzonia. Anche per gli indigeni la connessione con la terra è imprescindibile.
Nei nove Paesi che compongono la Pan-Amazzonia vivono circa tre milioni di indios, che appartengono a 390 popoli e parlano 240 lingue differenti. Sono solo alcuni dati per descrivere la diversità e ricchezza culturale di quelli che sono considerati ormai «i saggi guardiani dell’Amazzonia». Qui da millenni vivono in perfetta armonia con la creazione, plasmando la loro visione del mondo, della vita e del soprannaturale attraverso gli elementi di questo ecosistema incredibilmente affascinante.
Nel gennaio 2018 Papa Francesco diceva ai rappresentanti dei popoli indigeni riunitisi a Puerto Maldonado (Perù) per incontrarlo: «Noi che non abitiamo in queste terre abbiamo bisogno della vostra sapienza e delle vostre conoscenze per poterci addentrare, senza distruggerlo, nel tesoro che racchiude questa regione. E risuonano le parole del Signore a Mosè: “Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai, è suolo santo” (Es 3,5)».
Dall’epoca della colonizzazione fino ai giorni nostri questi popoli vengono perseguitati, schiavizzati e sterminati, molti gruppi umani sono già stati completamente distrutti, mondi culturali e linguistici persi per sempre e molti altri vivono sotto la stessa minaccia di annichilimento, tanto da rendere una denuncia profetica le parole del Papa secondo cui «la scomparsa di una cultura può essere più grave di quella di una specie animale».
La difesa dei popoli indigeni si lega indissolubilmente alla difesa della terra. È un legame viscerale, incomprensibile a chi non sa o non vuole uscire dalla logica occidentale consumista-opportunista. La terra è lapacha mama, la madre che si preoccupa di tutti quegli equilibri che permettono la vita piena per tutti. Questa dinamica di comunione si esprime con il «concetto» del bem viver che è molto diverso dal concetto di vivere meglio della nostra società legato a una specie di progresso per alcuni a discapito di altri. Il bem viver può essere pensato solo per tutti, niente e nessuno può rimanere escluso, è una filosofia con riflessi molto concreti, che indica un modo di essere nella relazione, una convivenza armoniosa tra cosmo, natura e umanità.
Usando la terminologia di Papa Francesco il bem viver si basa sul concetto dell’ecologia integrale e sulla cura della casa comune. I popoli indigeni dicono: dobbiamo prenderci cura della creazione perché noi ne siamo parte, noi la custodiamo e lei ci custodisce. Una volta durante un incontro, un leader indigeno diceva: «Io non capisco l’uomo bianco: si lamenta del caldo, ma nelle sue cittá distrugge tutti gli alberi. Gli alberi che noi tagliamo per costruire le nostre case sono il minimo necessario. Noi ci prendiamo cura di loro preservandoli e loro si prendono cura di noi con la loro ombra». Ecco la saggezza che da milleni ha capito che la cura della casa comune è la cura dell’uomo.
Il Sinodo ha come obiettivo proporre nuovi cammini di evangelizzazione e la nascita di una Chiesa dal volto amazzonico; per questo la crisi della foresta e i popoli indigeni saranno al centro delle riflessioni. Per i popoli originari della Pan-Amazzonia sarà l’occasione per uscire dall’ombra, dall’apartheid in cui sono stati relegati dal pensiero e dallo stile di vita maggioritario ed essere riconosciuti come protagonisti del proprio cammino. Esempio vivo per tutta l’umanità di convivenza, interdipendenza con la natura, responsabilità e protezione della socio-biodiversità in funzione di un bem viver giusto, solidale e sostenibile per tutti.