Francesca Bellotta questa volta ci parla della tenacia delle donne di Yagoua, in particolare questo mese ci racconta la storia di Jacqueline.
Credetemi: non esagero nel dire che a Yagoua, come nell’intero Camerun, le donne sono il pilastro portante della famiglia, e non solo. Si occupano della casa, dei figli, dei campi, spesso anche di trovare i soldi per sfamare i bambini. Troppo spesso ci sono casi di abbandono e violenza, donne il cui marito è partito in cerca di lavoro e sparisce per anni, donne sole perché il marito è in prigione, vedove. E, una volta rimaste sole, esse non fanno altro che rimboccarsi ancora di più le maniche.
Jacqueline ha circa 30 anni, si è sposata quando ne aveva 16 e oggi ha 4 figli. Quando era incinta dell’ultimo figlio è rimasta vedova. Al villaggio la situazione non era facile: doveva sfamare e crescere tre figli con uno in arrivo e i rapporti con la famiglia del marito si sono rivelati da subito complicati, mentre lei è orfana di madre da quando aveva 12 anni. Inoltre, la sua prima bambina è affetta da infermità motoria cerebrale.
Così, Jacqueline si è trasferita in città, a Yagoua, con la speranza di trovare un lavoro. Grazie all’aiuto del Codas Caritas e dei sostegni a distanza con la Fondazione Pime ha avuto la possibilità di mandare la sua bambina al centro disabili della Fondazione Betlemme di Mouda, dove è stata seguita per diversi anni. Ora è tornata definitivamente a casa con lei. Intanto Jacqueline è riuscita a trovare lavoro come donna delle pulizie in un ufficio e inoltre coltiva i campi. Non è facile, soprattutto quando oltre alle spese ordinarie come il cibo, la casa e la scuola dei bambini si presenta qualche problema di salute (l’assistenza medica in Camerun è totalmente a pagamento), ma lei va avanti con tenacia e non si lascia abbattere. Il nostro lavoro quotidiano è anche sostenere e aiutare le donne in situazioni difficili, perché possano prendersi cura in autonomia e con dignità di sé e dei propri figli.