IL BELLO DELLA FEDE
Dopo aver assistito a una lezione dedicata al famoso pittore Dürer, viene colto da una sorta di rivelazione: anche l’artista può essere uno strumento di Dio
Uno dei soggetti preferiti dal pittore giapponese Soichi Watanabe sono i fiori citati nella Bibbia: con delicati colori a olio e tratti essenziali le sue tele raffigurano ciclamini, espressione gioiosa della gloria di Dio, mandorli, simbolo di speranza, canne di bambù flessibili e forti mosse dalla brezza, immagine lieve dello Spirito Santo. Questa scelta risponde al desiderio di celebrare la bellezza del creato e allo stesso tempo è fortemente radicata nell’amore e nel rispetto che i giapponesi nutrono per la natura: i due aspetti si fondono creando un delicato terreno di incontro tra tradizione nipponica e cristianesimo.
Tutta la produzione e la storia di Soichi Watanabe sono denotate da un costante tratto di dolcezza e di paziente ricerca. Nato nel 1949 a Ishinomaki, città nel Nord-Est del Giappone, si laurea in economia ma sente fortemente il richiamo dell’arte e della fede cristiana. Dopo aver assistito a una lezione dedicata al famoso pittore Dürer, viene colto da una sorta di rivelazione: anche l’artista può essere uno strumento di Dio.
Da allora diventa un insegnante e un pittore professionista. Tutta la sua produzione è dedicata a temi biblici, e si fonda sulla pratica quotidiana della preghiera e della lettura del Testo sacro. Per Soichi Watanabe Dio non abbandona mai le sue creature ma sta loro accanto soprattutto nel dolore, un sentimento che esprime in molte opere attraverso l’uso del colore giallo, che illumina di speranza e fiducia.
Il suo stile è semi astratto, semplice e simbolico, e si serve di pochi particolari. Si ispira sia all’espressionismo e all’astrattismo occidentali sia a tecniche artistiche orientali come la pittura suibokuga a inchiostro nero, l’artigianato giapponese e l’arte coreana.
Nell’uso parco dei tratti e dei colori si esprime tutta l’essenza dell’artista, che deve essere come un vaso: vuoto. Solo in questo modo sarà in grado di accogliere, di contenere doni e Grazia da riversare sugli altri. Solo così l’assenza di pienezza non costituirà una mancanza, ma si trasformerà in forza e identità. MM