Torna a Milano e on line il Festival del Cinema africano, d’Asia e America Latina: dieci giorni di proiezioni e incontri per un’immersione nella creatività di tre continenti
Dieci giorni di proiezioni, 42 film di cui 20 prime visioni italiane e una mondiale, e poi incontri con gli autori e focus sulle culture di tre continenti: sono i numeri del 33esimo Festival del Cinema africano, d’Asia e America Latina – Fescaaal, in programma dal 3 al 12 maggio a Milano e in streaming su MYmovies.
La manifestazione creata dal Coe (Centro orientamento educativo), con la direzione artistica di Annamaria Gallone e Alessandra Speciale, è l’occasione per immergersi nella creatività e nelle storie di tanti Paesi, scoprendone aspetti inediti che sfuggono al racconto dei media. Un viaggio dalla periferia di Douala, in Camerun, alla Cina passando per i quartieri delle diaspore africane in Gran Bretagna, attraverso le sezioni del Festival dedicate a lungometraggi, corti dall’Africa, opere di registi italiani, film-evento e commedie.
Si parte, venerdì 3, con Fremont dell’iraniano Babak Jalali, alla scoperta della città californiana nota come Little Kabul per la sua nutrita comunità afghana. Nel cast la rifugiata Anaita Zada insieme alla star hollywoodiana Jeremy Allen White. Nella sezione “Finestre sul mondo” in concorso tra l’altro Demba, del senegalese Mamadou Dia, che affronta il delicato tema della salute mentale, e, dal Madagascar, Disco Afrika, opera prima di Luck Razanajaona, sul risveglio della coscienza politica di un giovane sulle tracce del padre, scomparso negli Anni 70. Le messicane Astrid Rondero e Fernanda Valadez, invece, in Sujo mettono in scena la violenza che circonda il figlio del sicario di un cartello dei narcos e la sua lotta per liberarsi da un destino che pare segnato. Ma c’è anche il Kazakhstan di Askhat Kuchinchirekov, che in Bauryna Salu evoca la sua infanzia, mentre dall’India la commedia Dilli Dark di Dibakar Das Roy ironizza sul razzismo verso gli stranieri in una New Delhi sovraffollata e caotica.
Tra i registi italiani della sezione “Extr’a” Pietro Falcone, con la prima del suo documentario Saudade, dedicato alla madre arrivata da giovane dal Brasile, e Tommaso Santambrogio, che con Taxibol torna a Cuba insieme al pluripremiato regista filippino Lav Diaz (presidente della Giuria del Fescaaal). E ancora la vita di una famiglia in un campo profughi palestinese a Beirut, in Song of All Ends di Giovanni C. Lorusso, e il legame tra due adolescenti, lei nigeriana e lui italiano, in una provincia del Nord Italia nel docu-fiction di Michele Pennetta Lonely.
La sera della premiazione, sabato 11, sarà proiettato Until Tomorrow dell’iraniano Ali Asgari, ritratto dei giovani in lotta per i propri diritti. Asgari, già preso di mira dal regime di Teheran, sarà presente in sala. Durante tutto il Festival, che si chiuderà domenica 12 con Les Meutes del marocchino Kamal Lazraq, il pubblico potrà incontrare registi e ospiti nel bar Girevole del San Fedele, con l’Ora del tè. Torna anche Africa Talks, che sarà dedicato all’industria culturale e creativa nel Continente, con un focus sulle arti visive.
Info su www.fescaaal.org.