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Via Crucis australiana

Nel numero di questo mese l’arte ci porta in Australia, dove Miriam Rose Ungunmerr Baumann ha rappresentato la Via Crucis in stile aborigeno

Ngan’gikurungkurr significa “suono delle acque profonde”. È il nome del popolo a cui appartiene Miriam Rose Ungunmerr Baumann, artista aborigena, attivista e insegnante che ha tradotto la forza e la bellezza di questo concetto in una azione creativa e vitale, valorizzando il legame sacro tra uomo e natura, e percorrendo la via della riconciliazione tra uomini bianchi e indigeni, tra fede cristiana e spiritualità aborigena.

Miriam Rose nasce nel 1950 nello Stato australiano del Nuovo Territorio, nella regione del Daly River. Grazie allo zio, un leggendario esploratore e cacciatore di tracce, impara a leggere i segni lasciati dagli animali nel terreno, ascolta le meravigliose storie ancestrali di come tutto è nato – colline, piante, fiumi -, apprende il linguaggio espressivo dei simboli. La scuola primaria le offre un altro terreno di conoscenza che la introduce alla fede cristiana e all’arte, permettendole di diventare la prima insegnante indigena qualificata del Nord Australia. Riceverà anche un Dottorato onorario in Educazione e il più alto riconoscimento dello Stato per i servizi resi alle comunità aborigene.

Come artista Miriam Rose ha fatto dell’arte pittorica il luogo di incontro delle differenti anime che la abitano, un mezzo per esprimere le proprie radici e una fede profonda. Nella chiesa di S. Francesco Saverio, presso la comunità di Nauiyu, è esposta la sua Via Crucis. La passione di Cristo è rappresentata secondo la tradizione indigena: i colori caldi richiamano il legame con la terra, il linguaggio artistico è simbolico e le figure stilizzate. Allo stesso tempo è evidente la ricerca di punti di contatto tra fede cristiana e spiritualità aborigena: Gesù è rappresentato in forma astratta simile a un wandjina (figura ancestrale del mito della creazione); il calice è raffigurato come il contenitore tradizionale di corteccia, il coolamon, e l’ostia come mimuy, un tubero simile alla patata dolce che costituisce l’equivalente del pane per le popolazioni della zona.

Ungunmerr Baumann trova spazio anche per la propria sensibilità artistica, usando i particolari decorativi tradizionali, come puntini, cerchi, linee ondulate e trattini, per esprimere emozioni più personali: le linee che disegna attorno agli occhi di Maria, con il figlio Gesù morto tra le braccia, si irradiano a trasformare le lacrime in nuova vita.

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