Dopo un’esperienza in Camerun, suor Regina Da Costa Pedro, missionaria dell’Immacolata, è diventata la prima direttrice nazionale delle Pontificie opere missionarie del suo Paese
Prima donna a ricoprire il ruolo di direttrice nazionale delle Pontificie Opere missionarie (Pom) del Brasile, suor Regina da Costa Pedro è una dinamica missionaria dell ́Immacolata brasiliana che è tornata nel suo Paese di origine, dopo un periodo formativo in Italia e un’esperienza in Camerun. Laureata in Teologia e Psicologia all’Università Gregoriana di Roma, ha conseguito un master in Teologia dogmatica sempre presso lo stesso ateneo e un diploma in Spiritualità missionaria alla Pontificia Università Urbaniana.
Dopo aver ricoperto vari incarichi nella sua congregazione, era superiora regionale delle Missionarie dell’Immacolata al momento della nomina a direttrice delle Pom. L’abbiamo incontrata in occasione del V Congresso missionario nazionale che si è tenuto nel novembre 2023 a Manaus, in Amazzonia, dove è stato approfondito il tema dell’impegno delle Chiese locali per la missione ad gentes.
Suor Regina, quali sono le origini della sua fede?
«Sono nata in una zona del nord della città di San Paolo, sesta di sette figli di genitori meravigliosi. Nel nostro quartiere di Tucuruvi frequentavo la parrocchia di Nossa Senhora da Luz, vicino a casa. È in questa comunità che è cresciuta la mia fede, soprattutto per l ́accompagnamento, l’esempio e la testimonianza di mia mamma e la rettitudine di mio papà, anche se non partecipava molto alla vita della comunità. Sono stati loro le mie colonne».
Come ha conosciuto le Missionarie dell ́Immacolata e quando ha deciso di farne parte?
«Le ho conosciute a 16 anni. Era il mese missionario quando la parrocchia ha invitato padre Gaetano Maiello del Pime, affinché ci parlasse della missione ad gentes. Da quel momento il mio cuore si è infiammato. L ́anno dopo invece è venuta una suora dell’Immacolata, Benedetta Cinelli, che ha dato la sua testimonianza sulla missione e questo ha consolidato la mia vocazione. Mi ha quindi invitata a entrare nella sua comunità, avendo capito quanto fosse importante per me. Lei stessa poi ci ha accompagnato per due anni».
I primi anni da missionaria, però, li ha vissuti nel suo Paese di origine…
«Tutto è iniziato ad Assis, una cittadina all’interno dello Stato di San Paolo, accanto ai tagliatori di canna da zucchero e in una Comunità ecclesiale di base (Ceb) molto attiva in un quartiere chiamato Vila Prudenciana. Dopo un po’ di tempo mi hanno inviata all’estremo Nord del Brasile, nello Stato dell’Amapá, in Amazzonia. Quello è stato realmente il mio primo amore missionario. Sono rimasta tre anni sempre accanto ai padri del Pime, e più direttamente con padre Daniele Curnis, che da poco tempo era arrivato in Brasile (attualmente a Manaus in Amazzonia – ndr)».
Tre anni di esperienza in Brasile. E dopo?
«Dopo ho avuto la gioia di ricevere il mandato missionario per andare in Camerun, dove ho lavorato per otto anni, in due momenti distinti. Tra il primo e il secondo periodo sono stata per studio in Italia, dove ho potuto vivere anche molte esperienze di interculturalità, di approfondimento della vocazione e di contatto con le fonti e le origini della nostra congregazione. Poi, dopo un secondo mandato in Camerun, sono stata richiamata in Brasile, prima come formatrice delle postulanti e dopo come coordinatrice della nostra Provincia Brasile Sud. Le Missionarie dell’Immacolata hanno ancora due province: una al Nord e l ́altra al Sud. Quando stavo per terminare il mio secondo mandato è arrivata la nomina a direttrice delle Pom. Era il 10 novembre 2022, ma sono entrata in carica a fine di marzo 2023».
Al Congresso di Manaus è stato presentato il Programma missionario nazionale. In cosa consiste?
«Il programma è nato nell’agosto del 2017, frutto della riflessione dei membri del Consiglio missionario nazionale (Comina), ed è stato fatto proprio dalla Chiesa durante l’Assemblea dei vescovi del maggio 2019. L ‘obiettivo è far sì che la missione sia di fatto parte integrante della vita di tutti i cattolici e dei vari organismi ecclesiali. Ed è proprio questo programma che ci ha orientati in questi ultimi quattro anni».
Possiamo dire che l’ultimo Congresso missionario rappresenta una svolta nel cammino profetico della Chiesa in Brasile?
«Nel suo discorso al Congresso, l’attuale presidente della Commissione per l’azione missionaria e la cooperazione inter-ecclesiale, il vescovo Maurício da Silva Jardim, ha detto che già il Congresso tenutosi a Recife nel 2017 è stato l ́inizio di un processo irreversibile nella missione della Chiesa».
Quali erano le sue attese per il V Congresso missionario nazionale?
«Abbiamo voluto suscitare una riflessione ecclesiale che approfondisca e dinamizzi le quattro priorità del programma missionario della Chiesa in Brasile: la formazione, l’animazione, l’ad gentes, l’impegno sociale e, soprattutto, vorremmo che si rafforzi il legame tra queste priorità e la spiritualità missionaria. È proprio questa spiritualità che ci fa camminare».
Possiamo dire allora che l’evento di Manaus è stato un momento di grande speranza?
«Senza dubbio! A partire da lì, vorremmo in primo luogo rilanciare il Programma missionario nazionale. In secondo luogo, far sì che la presenza delle Pom penetri realmente nel cuore e nelle pratiche pastorali di ogni Chiesa locale. Infine, speriamo che questo Congresso offra cammini concreti affinché ogni Chiesa locale sia aperta all’annuncio a partire dal suo territorio fino ai confini del mondo. Affidiamo questo sogno allo Spirito Santo e a Maria, madre missionaria, per una conversione missionaria di una Chiesa pellegrina in terre brasiliane. E non solo».