Pochi giorni dopo il lancio della sua sonda in viaggio verso Marte gli Emirati Arabi Uniti hanno acceso il primo reattore della centrale nucleare di Barakah, la prima del mondo arabo. Affermazione delle ambizioni di Abu Dhabi in una regione in piena corsa al nucleare
Gli Emirati Arabi Uniti sono da oggi il primo Paese arabo a produrre energia nucleare. Nel cuore del Golfo Persico – la regione dei grandi produttori di petrolio – è stato acceso il primo dei quattro reattori della centrale nucleare di Barakah. Realizzata con tecnologia sud-coreana la centrale si trova a 250 chilometri da Dubai e – una volta a pieno regime – dovrebbe fornire agli Emirati Arabi Uniti il 25% del fabbisogno energetico.
Quanto gli Emirati guardino in chiave geopolitica a questo passo appare chiaro dal tono delle dichiarazioni di Mohammed bin Rashid, governatore di Dubai e fratello del potente principe ereditario Mohammed bin Zayed: “Gli Emirati scindono l’atomo e vogliono esplorare la galassia. Il nostro messaggio al mondo è che gli arabi sono in grado di rinverdire le loro ambizioni scientifiche e competere con il resto delle grandi nazioni. Niente è impossibile”.
Pochi giorni fa era avvenuto il lancio della sonda che gli Emirati Arabi Uniti hanno inviato nello spazio con l’obiettivo di raggiungere Marte. Ma l’avvio del reattore nucleare di Barakah ha un significato anche tutto interno al mondo arabo. Nella regione è infatti piena corsa all’energia atomica: Arabia Saudita, Giordania, Egitto e Turchia sono tutti Paesi che hanno in corso programmi per la costruzione di centrali nucleari. Sullo sfondo c’è poi tutta la questione del nucleare iraniano. Va aggiunto che gli Emirati hanno sottoscritto tutti i protocolli per le ispezioni dell’Aiea – l’Agenzia internazionale per l’energia atomica – sulla verifica dell’utilizzo per scopi pacifici dell’energia nucleare. Restano però forti dubbi sulla sicurezza dell’impianto, specie in una regione segnata da conflitti come è il Golfo Persico.