Hiba Al Sharfa è la prima insegnante con la sindrome di Down della striscia di Gaza. Una storia di un sogno che si realizza e una speranza per i disabili palestinesi, ancora emarginati nel lavoro e nell’istruzione.
Tiene in mano gesso e bacchetta in una classe di uno dei luoghi più bellicosi al mondo, ma ad Hiba Al Sharfa sembra comunque un sogno. Perché insegnare per questa ragazza araba di 26 anni, non significa solo avere una speranza di futuro ma anche lanciare un messaggio forte d’integrazione al Paese.
Colpita dalla sindrome di Down, Hiba Al Sharfa è infatti la prima maestra con la trisomia 21 di tutta la striscia di Gaza. La classe di Al Sharfa, composta da un manipolo di bambini down, nasce grazie agli sforzi della Right to Live Society, Ong palestinese specializzata nella cura e nell’educazione di circa 500 giovani affetti dalla sindrome nella Striscia.
L’obbiettivo dell’associazione, che opera dal 1992 in questi territori a fianco di persone con sindrome di Down e autismo, è da un lato garantire loro assistenza medica (anemia e mancanza di calcio sono solo due dei danni collaterali della sindrome…) ma anche una formazione adeguata per integrarli nella società.
In Palestina infatti storicamente le persone affette da disabilità sono vittime di emarginazione sociale e disinteresse da parte delle autorità. Prima che si insediasse un governo nazionale, la struttura vigente – patriarcale e conservatrice – considerava le persone affette da disabilità come il gradino più basso della piramide sociale. Esse erano discriminate, specialmente nel campo dell’educazione e del lavoro ma, nonostante questo, per anni il tema non è entrato nell’agenda politica locale. Uno studio condotto dall’Institute of Community Health dell’Università di Birzeit all’inizio degli anni Novanta rilevava che meno del 10% delle persone disabili in Palestina avevano accesso alla riabilitazione sia per i costi proibitivi del servizio sia a causa dei pregiudizi legati alla stigmatizzazione sociale.
Nel 1999 il Consiglio legislativo palestinese ha approvato con una maggioranza schiacciante una legge sui diritti dei disabili che sanciva la piena dignità umana di tutti e che è diventata il baluardo di chi si batte per l’affermazione delle pari opportunità nel Paese.
Tuttavia i governi palestinesi successivi non hanno avuto né la volontà politica né il coraggio di tradurre quegli articoli in prassi e il risultato è che ancora oggi non esiste sono le organizzazioni non governative e le associazioni religiose a farsi carico di gran parte dell’assistenza ai disabili.
A fotografare questo quadro tutt’altro che roseo è un censimento condotto dal Palestinian Central Bureau of Statistics (PCB) il quale ha calcolato che in Palestina circa 113mila persone sono affette da una o più forme di disabilità e tra questi 38 mila solo a Gaza. Di loro quasi l’80 per cento non ha un posto di lavoro, mentre il 37,6% di giovani con più di 15 anni non ha ricevuto alcun tipo di istruzione. Un dato quest’ultimo che sale di cinque punti percentuali se localizzato nella striscia di Gaza.
La storia di Al Sharfa è quindi un grande strappo alla regola del quale sono fieri i coordinatori del Centro che raccontano che la neo-insegnante è molto affettuosa con i suoi studenti e riesce a capire bene le loro esigenze in quanto lei stessa ha provato le stesse esperienze. Il direttore del centro Nabil Aljaneed ha dichiarato che «c’è ancora tanto lavoro da fare per aiutare le persone down a Gaza» ma i corsi di danza e i laboratori pratici complementari alle lezioni della maestra Hiba sono già un primo passo verso l’integrazione e l’indipendenza di molti ragazzi.