Le elezioni parlamentari sanciscono la sconfitta di Hezbollah e degli alleati cristiani del Movimento patriottico libero, che ora non dispongono più della maggioranza parlamentare. Emergono i candidati dei movimenti di protesta. Dove va il Libano?
Una “svolta politica”. Lo definiscono così gli analisti il risultato voto legislativo in Libano. Che ha fatto emergere due dati per certi versi sorprendenti: l’inaspettato successo dei candidati indipendenti e dei movimenti di protesta e il sostanziale ridimensionamento di Hezbollah, il partito filo-iraniano.
«Oggi emerge un Libano del tutto nuovo, lontano dagli scontri tradizionali, dalle divisioni confessionali e dai retaggi sociologici che lo hanno appesantito», È quanto afferma Marc Daou, candidato del partito Taqqadom (Progresso), una nuova formazione nata con il movimento di protesta. Ed è quanto riporta oggi l’agenzia AsiaNews, che traccia il quadro di una situazione che potrebbe essere esplosiva, anche in vista dell’elezione presidenziale, a cui sarà chiamato il nuovo Parlamento.
Con Hezbollah, tuttavia, perdono anche gli alleati cristiani del Movimento patriottico libero, che ora non dispongono più della maggioranza parlamentare.
Secondo Fady Noun, giornalista del quotidiano libanese L’Orient-Le Jour e collaboratore di AsiaNews, «i grandi vincitori sono le Forze libanesi, sostenute dall’Arabia Saudita, che diventano il primo partito cristiano in seno all’Assemblea (19 seggi contro i 15 del 2018), assieme ai movimenti di protesta. Questi ultimi hanno conquistato 13 seggi, strappandoli alle fazioni e dinastie politiche tradizionali del Paese».
La domanda ora è: che cosa se ne faranno di questa vittoria?
Leggi qui l’analisi di AsiaNews