Dieci anni fa veniva ucciso don Andrea Santoro, secerdote fidei donum in Turchia. Alle celebrazioni di commemorazione tra Italia e Mar Nero, si aggiunge la parola del vicario apostolico dell’Anatolia Paolo Bizzeti che ne sottolinea «il ruolo profetico nell’indicare la necessità di dialogo e della convivenza quotidiana».
5 febbraio 2006: dieci anni fa ad oggi in Turchia veniva ucciso don Andrea Santoro, il sacerdote italiano che da sei anni svolgeva il suo ministero come sacerdote fidei donum presso la città di Trabzon sul Mar Nero. Il vescovo e vicario apostolico dell’Anatolia, Paolo Bizzeti intervistato nei giorni scorsi dall’Agenzia Fides ha riferito che per lui proprio a Trabzon sarà celebrata «una messa alla quale saranno presenti i pochi componenti della comunità cattolica locale, che sono in buona parte stranieri, e anche alcuni sacerdoti venuti dall’Italia». L’intento del vescovo non è infatti fare le cose in grande, anche perché molti della comunità di Trabzon non hanno conosciuto personalmente il sacerdote, ma sottolineare l’attualità della sua esperienza. Le riflessioni di dieci anni fa dell’ex parroco romano innamorato del Medio Oriente e appassionato di islamistica, infatti, si rivela oggi una materia scottante: secondo don Santoro, quella regione doveva essere «riabilitata con lunghi silenzi, umiltà e semplicità di vita, con miracoli di carità, con la limpidezza inerme della testimonianza» e addirittura – come accadde a lui quel 5 febbraio – «col dono consapevole della vita».
Anche monsignor Bizzeti conferma: «Don Andrea è stato profetico nell’indicare la necessità di dialogo e della convivenza quotidiana come dimensioni necessarie per comprendere gli altri. In questo momento, da ogni parte si danno solo giudizi sommari, generalizzati, e questo serve a aumentare la tensione e fa il gioco dei terroristi. La convivenza reale, quotidiana, è l’unica che può vincere i pregiudizi e diffondere l’immagine autentica del cristianesimo. In giro vedo tanta gente pronta a scatenere Guerre Sante e Crociate, e noi dobbiamo proprio evitare di alimentare questo spirito. Don Andrea, con il suo approccio, aiutava a capirsi e a disarmare le logiche del muro contro muro».
Per ricordare la sua morte a Roma – dove per anni don Andrea Santoro ha esercitato il suo ministero – si terrà una solenne concelebrazione presieduta dal cardinale vicario della capitale Agostino Vallini, presso la basilica di San Giovanni in Laterano: una commemorazione particolarmente appropriata per un uomo che non smise di pregare nemmeno un attimo, nel giorno della sua morte, di fronte alla violenza di chi lo uccise.
Per rendersi conto dell’attualità delle riflessioni di don Santoro leggi l’articolo di presentazione del libro “Un fiore dal deserto” (San Paolo, 2015) che ne raccoglie alcuni testi tratti dal diario spirituale.