Domani il patriarca caldeo Raphael Sako celebrerà una Messa nella chiesa di San Paolo e pregherà sulla tomba del vescovo martire Paulos Faraj Raho. Sako: «A Mosul sono tornate 70 famiglie cristiane, la nostra visita darà loro speranza»
Dopo la liberazione dall’Isis ritrova in queste ore anche il Natale Mosul. E quella di domani sarà una giornata molto importante dal punto di vista simbolico: alla mattina il patriarca caldeo Louis Raphael Sako tornerà infatti a celebrare la Messa nella chiesa di San Paolo, una tra le tante chiese della città devastata dalla furia jihadista. Proprio qui è sepolto il vescovo Paulos Faraj Raho, vescovo caldeo di Mosul rapito e poi ucciso nel 2008, che ha anticipato con il suo sangue la tragedia che poi avrebbe costretto all’esilio l’intera comunità cristiana locale nel 2014, con l’avvento del sedicente califfato.
Un Natale, dunque, per ricostruire a Mosul non solo la città ma anche la comunità cristiana, a partire dalle famiglie che hanno scelto di tornare. «È un gesto simbolico – ha spiegato il patriarca Sako al sito internet Baghdadhope – una visita lampo di mezza giornata, prima del ritorno a Baghdad per il Natale. Con mons. Warduni (Vicario patriarcale caldeo), Mons. Nicodemus Daoud Sharaf (vescovo siro ortodosso di Mosul) e mons. Petrous Moshe (vescovo siro cattolico di Mosul) visiteremo la chiesa di San Paolo dove è sepolto il compianto mons. Faraj Raho. La chiesa, che ha subìto molti danni, dovrà essere restaurata ma per ora, proprio in occasione di questa visita, è stata ripulita e preparata da un gruppo di giovani musulmani che l’hanno anche adornata con un albero di Natale. Un bel segno di armonia».
«Incontreremo alti esponenti dell’esercito iracheno ed esponenti religiosi islamici per continuare ed approfondire il dialogo necessario al futuro del Paese – ha detto ancora Sako a Baghdadhope -. A Mosul sono tornate circa 70 famiglie cristiane ed anche questo è un bel segno, la nostra visita servirà a dar loro maggiore speranza. È necessario che i cristiani che sono stati costretti a lasciarle tornino alle loro case, alle loro terre ed al loro lavoro. Senza lavoro non c’è salario e senza salario non c’è possibilità di tornare alla normalità».
La notizia della visita a Mosul del patriarca Sako è stata accolta con gioia anche da Mosul Eye, il coraggioso sito curato da Omar Mohammed che durante tutto il periodo nero dell’Isis ha fatto filtrare all’esterno notizie importanti su come la cittù ha cercato di resistere alla barbarie. A questo link il suo racconto.
L’immagine che pubblichiamo qui sopra è tratta proprio dal profilo Twitter di Mosul Eye e mostra la capanna del presepe che si sta preparando con le pietre devastate nella chiesa di San Paolo.