Dopo una serie di raid con droni, l’esercito ha dichiarato “zona rossa” l’area in cui sorge la struttura e imposto l’evacuazione forzata dei pazienti. Nelle stesse ore colpita anche la scuola del Patriarcato latino nella Striscia: «Profondamente turbato per l’accrescersi della violenza», ha detto Papa Francesco
(AsiaNews) – Nelle stesse ore in cui il mondo piange e condanna (giustamente) l’attacco russo all’ospedale pediatrico oncologico di Kiev, un altro ospedale è stato forzatamente chiuso per un’azione di guerra nella Striscia di Gaza. L’esercito israeliano ha infatti imposto lo sgombero dell’al-Ahli Arab Hospital, noto come “l’ospedale della convivenza”, essendo promosso e sostenuto dalla Chiesa anglicana. Già nelle prime fasi della guerra, l’al-Alhi Hospital era stato duramente colpito, un attacco sconsiderato che aveva causato un massacro con la perdita di vite innocenti. Ora l’ennesima operazione dell’esercito israeliano in corso a Gaza City ha provocato parole di forte condanna da parte del primate anglicano Justin Welby, che ricorda come «secondo il diritto internazionale umanitario i nosocomi e le cliniche devono essere protetti». L’arcivescovo di Canterbury protesta «contro la chiusura e l’evacuazione forzata della struttura e l’attacco a un’ambulanza nella misura più forte possibile».
L’ospedale si trova nella stessa zona della Striscia dove è stata colpita nelle scorse ore anche la scuola della parrocchia latina della Sacra Famiglia. Ferita di guerra che anche Papa Francesco ha voluto oggi accostare a quella dell’ospedale pediatrico oncologico di Kiev, in prima pagina sui notiziari di tutto il mondo. «Il Santo Padre – si legge in un comunicato diffuso dalla Sala stampa vaticana – ha appreso con grave dolore le notizie circa gli attacchi contro due centri medici a Kiev, tra cui il più grande ospedale pediatrico ucraino, nonché contro una scuola a Gaza. Il Papa manifesta il suo profondo turbamento per l’accrescersi della violenza. Mentre esprime vicinanza alle vittime e ai feriti innocenti, auspica e prega che si possano presto identificare percorsi concreti che mettano termine ai conflitti in corso».
Sono le stesse operazioni dell’esercito israeliano a Gaza City ad aver portato il 7 luglio all’imposizione della chiusura dell’al-Alhi Hospital e al trasferimento forzato di tutti i pazienti ricoverati al suo interno, dopo aver dichiarato “zona rossa” le immediate vicinanze della struttura. La decisione è giunta dopo una serie di attacchi con droni sferrati nelle vicinanze, come conferma una dichiarazione diffusa ieri dalla diocesi anglicana di Gerusalemme, che gestisce la struttura sanitaria.
«Di fronte all’intenso bombardamento israeliano, questa chiusura – prosegue il primate anglicano – mette in pericolo ancora maggiore i feriti e i malati. Mi unisco all’appello dell’arcivescovo Hosam verso le forze di difesa israeliane per consentire all’ospedale di continuare il suo sacro e coraggioso lavoro di prendersi cura delle persone in disperato bisogno. Per alleviare l’immensa sofferenza in Terra Santa, continuo a pregare e a chiedere un cessate il fuoco, il rilascio degli ostaggi e un aiuto senza restrizioni al popolo di Gaza».
Sulla chiusura forzata è intervenuta anche la diocesi anglicana di Gerusalemme, il cui primo pensiero va a malati e feriti in grave pericolo ora che la struttura è fuori servizio, in una fase in cui vi è grande richiesta e necessità di ospedali e cure. «Le persone ferite e malate – prosegue – hanno poche altre opzioni per i posti dove ricevere cure mediche urgenti». L’arcivescovo Hosam Naoum si unisce alla protesta per la chiusura «in un momento di guerra e di grande sofferenza in cui è essenziale che i servizi di emergenza siano mantenuti per curare i feriti e i morenti. Facciamo appello alle forze israeliane – conclude – per permetterci di continuare il nostro sacro ministero delle cure mediche e della guarigione. Chiediamo la fine degli attacchi contro i civili e tutte le persone vulnerabili e chiediamo a tutte le parti di accettare un cessate il fuoco immediato».
Fondato nel 1882, l’al-Ahli Arab Hospital si trova a Gaza City, nel settore nord. La guerra a Gaza influisce su tutti gli aspetti della vita a causa delle restrizioni alla circolazione di materiali e persone, come in questi giorni di guerra in cui manca l’elettricità e cibo, acqua, carburante e medicinali cominciano a scarseggiare. Tuttavia, il nosocomio ha sempre assicurato le cure con i suoi 80 posti letto e ha rappresentato un’eccellenza nella regione. Erano 3.500 le visite ambulatoriali al mese secondo il sito web della diocesi di Gerusalemme, ramo locale della Comunione anglicana che lo gestisce. La struttura garantiva 300 interventi chirurgici e circa 600 visite radiologiche al mese, oltre ad avere un programma gratuito di diagnosi di cancro al seno per donne di età superiore ai 40 anni. Inoltre, il Centro per le donne anziane e il programma di cliniche mobili fornivano gratuitamente cure mediche e cibo agli abitanti delle città e dei villaggi circostanti. L’ospedale ha anche sponsorizzato in passato il primo corso di formazione per medici di Gaza in chirurgia mini-invasiva e stava sviluppando piani per l’aggiunta di un centro oncologico, con radioterapia.