La città siriana distrutta dai bombardamenti è al centro del progetto del quattordicenne Mohammed Qutaish che, in tre anni di lavoro, ha realizzato un modellino di carta rappresentando l’Aleppo dei suoi sogni. Dallo scorso dicembre la sua opera ribattezzata «Future Aleppo» è esposta a New York.
I tetti hanno i pannelli solari per gas ed elettricità e le strade sono ben asfaltate ad Aleppo, nei sogni di un ragazzino di 14 anni che da tre immagina la sua città rifiorire. Con pastelli e cartone, ma anche legno e gessetti recuperati nei momenti di tregua nel paese assediato, dal 2012 al 2015 con un lavoro certosino Mohammed Qutaish ha costruito la sua Aleppo in miniatura.
Proprio mentre la città contesa veniva distrutta dalle azioni militari di russi, esercito regolare e ribelli, Mohammed in un atelier di fortuna metteva insieme i cocci, ridando vita agli edifici a lui più cari scomparsi sotto le bombe e inventando strutture all’avanguardia per l’Aleppo di domani.
Lavorando quattro o cinque ore al giorno, prendendo spunto dalle architetture viste sul web, in tre anni Mohammed ha realizzato un vero e proprio «plastico» dettagliatissimo in cui case e grattacieli color pastello svettano ai margini delle strade e del fiume Oweq; dove le macchine attendono in coda al semaforo e il servizio di pronto soccorso in elicottero è ripristinato. Un pezzo alla volta, Mohammed ha aggiunto persino un grande parco cittadino e riproposto la Cittadella, il monumento storico più noto di quella che, prima della guerra civile, era la città più popolosa della Siria.
«Meno la mia città esisteva, più la volevo costruire – ha spiegato il ragazzino a Waad Alkateab, il giovane giornalista che ha scoperto la sua storia – Il mio dolore, causato dalla distruzione, mi ha ispirato immensamente. Qualche volta ho paura e non riesco a pensare o lavorare. L’ottimismo mi ha dato la determinazione per finire quel che avevo cominciato».
Certo, «Future Aleppo» – così è stato intitolato il plastico – è un idillio lontano dalla realtà di una città che scopre ogni giorno mucchi di rovine, con case sventrate e strade coperte di polvere e macerie. Ma il lavoro del giovane Mohammed – che può sembrare pura utopia soprattutto in giorni di ulteriori trattative internazionali sulla guerra siriana – resta un segno di speranza.
Almeno così è stata interpretata l’opera dalla rete di volontari che si è messa in moto per trasportare il modellino da Aleppo a New York, dove è ora esposta presso la galleria «Mmuseumm». Per arrivare oltreoceano infatti, l’opera d’arte ha fatto più o meno lo stesso percorso che milioni di rifugiati hanno tentato, passando di mano in mano, nascosto in un bagagliaio di un’auto e camere d’albergo. Conclusa la prima esposizione, l’installazione sarà trasferita al «Victoria & Albert Museum» di Londra dove sarà visibile dal maggio del 2018.
Il suo autore nel frattempo è riparato con la famiglia in Turchia. Mohammed però sogna di poter volare lontano: magari in Canada o in Europa, dove vorrebbe studiare architettura e trasformare in realtà, un giorno, la sua Aleppo di carta.