È stato presentato oggi il messaggio per la prossima Giornata mondiale del migrante e del rifugiato che si celebra il 29 settembre e che è arrivata alla 110° edizione
Una Chiesa itinerante, che compie un vero e proprio viaggio al fianco del migrante e del rifugiato, per poter raggiungere la “vera patria”. Un viaggio durante il quale si fa essenziale riconoscere la presenza di Dio che cammina al fianco degli uomini, guidandoli in ogni passo verso la “terra promessa”. È questo il cuore del messaggio di Papa Francesco per la 110° Giornata mondiale del migrante e del rifugiato che è stato presentato oggi dal cardinale Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, da suor Patricia Murray, Segretaria Esecutiva dell’Uisg, Blessing Okoedion, sopravvissuta alla tratta, mediatrice culturale e presidente di “Weavers of Hope”, ed Emanuele Selleri, direttore esecutivo di ASCS – Agenzia scalabriniana per la cooperazione allo sviluppo.
Istituita nel 1914, questa Giornata ha sempre rappresentato un’occasione per dimostrare preoccupazione verso le persone in movimento, e per pregare per loro. La prima venne celebrata nel 1915 con una particolare attenzione per le persone costrette a migrare a causa dello scoppio della Prima Guerra mondiale. Attualmente sono 114 milioni i profughi e gli sfollati nel mondo, secondo l’Unhcr. Una cifra mai raggiunta nella storia. Si tratta di persone forzate a fuggire a causa di conflitti, crisi, cambiamenti climatici, gravi diseguaglianze, fame e miseria. E sono molti di più quelli che, per scelta o per necessità, decidono di lasciare il proprio Paese, compresi migliaia di giovani italiani.
Nel suo messaggio, Papa Francesco manifesta la vicinanza della Chiesa a tutti gli uomini, donne e bambini che si ritrovano in questa situazione, ricordando che la dimensione sinodale richiama l’idea stessa di una Chiesa in itinere. Inoltre, ricorda in particolare il Libro dell’Esodo dove si racconta del viaggio del popolo d’Israele dalla schiavitù alla libertà.
Il Papa richiama le «analogie tra il popolo d’Israele al tempo di Mosè e i migranti che oggi fuggono da situazioni di oppressione, sopruso, insicurezza e discriminazione», oltre che a causa di «mancanza di prospettive e di sviluppo». Ciò che però viene sottolineato, è che ogni esodo è preceduto e accompagnato dalla presenza di Dio, al fianco del suo popolo e dei suoi figli. Una presenza che nella Bibbia viene espressa più volte attraverso diverse forme, ad esempio con «una colonna di nube e di fuoco che illumina la via» (Es 13, 21). Il Signore cerca sempre, in qualche modo, di stare al fianco del suo popolo, «da una tenda all’altra e da una dimora all’altra» (1 Cr 17, 5).
«Molti migranti – si legge nel messaggio – fanno esperienza di Dio compagno di viaggio, guida e ancora di salvezza. A Lui si affidano prima di partire, a Lui ricorrono nelle situazioni di bisogno», a prova di come la presenza del Signore riesca a dare conforto a chiunque debba intraprendere un simile viaggio. E non si tratta solo di questo, perché «Dio non solo cammina con il suo popolo, ma anche nel suo popolo»: è un Dio che si identifica con ogni uomo e ogni donna, in particolare «gli ultimi, i poveri, gli emarginati». Proprio per questo motivo, incontrare i migranti significa incontrare il Signore, consapevoli che «nella sorella o nel fratello bisognoso del nostro aiuto è presente Gesù».
Papa Francesco conclude il messaggio con un invito a «unirci in preghiera per tutti coloro che hanno dovuto abbandonare la loro terra» in cerca di condizioni di vita migliori. Invita a farci «“sinodo” insieme», affidandoli, come ripreso dalla stessa Relazione di Sintesi del Sinodo «all’intercessione della Beata Vergine Maria, segno di sicura speranza e di consolazione nel cammino del Popolo fedele di Dio».