Il “Faro in città”, che nel quartiere di Baggio a Milano accoglie nuclei famigliari che cercano asilo, è stata selezionata fra le 16 pratiche più innovative in Europa in questo campo da Eurochild e SOS Children’s Villages.
Si chiama Faro in città: è un centro di accoglienza che a Milano, nel quartiere di Baggio fornisce assistenza a famiglie con figli che cercano asilo in Italia e a quelle che sono eleggibili per rilocazione in altri Stati europei. Aperto nell’estate del 2016 da Fondazione l’Alberto della Vita, sulla scia dell’emergenza Siria che nel 2014 portò a Milano nuclei famigliari in fuga dalla guerra, rappresenta l’Italia nella lista delle 16 pratiche innovative in Europa nel campo della protezione e integrazione dei bambini rifugiati, stilata da Eurochild e SOS Children’s Villages nel rapporto annuale dal titolo “Lasciate che i bambini siano bambini: lezioni dal campo riguardanti la protezione e l’integrazione dei bambini rifugiati e migranti in Europa”. Il rapporto, che funge da strumento di advocacy a livello nazionale ed europeo per il miglioramento delle pratiche di accoglienza e protezione di minori rifugiati e migranti, è stato consegnato oggi dal presidente di Fondazione L’Albero della Vita all’assessore alle politiche sociali del Comune di Milano Pierfrancesco Mariorino presso la sede di Faro in città.
«Passare dai grandi centri a piccoli progetti di accoglienza è una linea condivisa in pieno dal Comune di Milano- ha detto Majorino -, con l’aggiunta di mettere al centro i diritti dei minori». Nel 2016, circa un milione e duecentomila persone hanno fatto domanda di asilo negli Stati Membri europei, il 25% di loro erano bambini, di questi, circa 63.000 non-accompagnati hanno richiesto asilo, un numero tre volte maggiore dei 23.000 arrivati nel 2014, ma circa di un terzo inferiore ai 95.000 del 2015.
«I piccoli spazi permettono di intervenire su situazioni di particolari fragilità, con interventi specifici di carattere educativo, sanitario e psicologico» spiegano alla Fondazione Albero della Vita, che gestisce Faro in città in convenzione con la Prefettura e il Comune di Milano. Il centro ospita fino a 95 beneficiati suddivisi in 21 appartamenti: si tratta soprattutto di famiglie e di mamme sole con bambini. In 18 mesi sono stati accolti 195 nuclei familiari per un totale di 594 persone di cui 304 adulti e 290 minorenni (più del 50% nella fascia di età 1-6 anni) di 30 nazionalità diverse.
Al sesto piano della struttura nella quale è stato ricavato il centro, uno studentato inutilizzato al centro del quartiere di Baggio, giocano sul pavimento due bimbe: Dudu, arrivata dalla Costa D’Avorio con la mamma e Kadiatu, fuggita con entrambi i genitori dalla Sierra Leone. Seduti su un divano i genitori raccontano la propria storia, che in entrambi i casi comprende un’angosciante tappa in Libia e la traversata del Mediterraneo fino allo sbarco in Sicilia. Le due famiglie hanno molto in comune: Affoussiata, la mamma di Dudu, è cresciuta in un villaggio della Costa d’Avorio e come tante altre bambine del suo villaggio ha subìto la pratica di infibulazione. È riuscita a sottrarre la figlia più piccola a questa pratica fuggendo con lei, ma il suo pensiero è sempre per gli altri suoi figli che ha dovuto abbandonare in Costa d’Avorio, spera di rivederli al più presto e che possano crescere lontani dalle violenze che ha vissuto lei. Fatamata e Ahmidou sono cattolici e sono fuggiti dalla Sierra Leone dopo che la famiglia del marito ha tentato di praticare l’infibulazione sulla loro bimba. Dopo un periodo di accoglienza che può durare fino un anno presso Faro in città, entrambe le famiglie dovranno riprendere altrove il proprio cammino verso l’autonomia.