I vescovi statunitensi riuniti in assemblea definiscono «immorali» alcune politiche migratorie, fra cui la strategia di separare i figli dai genitori per scoraggiare gli ingressi dal confine meridionale degli Usa
Nel sud del Texas, al confine con il Messico, una mamma arrivata illegalmente dall’Honduras è stata fermata dalle autorità di frontiera che le hanno strappato la figlia neonata dalle braccia mentre stava allattandola al seno in un centro di detenzione. A riferirlo alla Cnn è stata Natalia Cornelio, avvocatessa del Texas Civil Rights Project. È solo uno degli episodi riportati dalla stampa Usa nelle ultime settimane circa l’ultima strategia adottata dall’amministrazione Trump come deterrente all’immigrazione illegale: separare i figli da genitori una volta attraversato il confine senza documenti.
Forti critiche rispetto a politiche che violano i diritti umani sono giunte ieri e oggi da tutti i vescovi americani, riuniti nella sessione di primavera della Conferenza episcopale statunitense che si sta tenendo in Florida.
Il cardinale Joseph W. Tobin della diocesi Newark, in New Jersey, ha dichiarato che «osservando la nuova politica attuata ai confini assistiamo ad una cardiosclerosi, ad un indurimento del cuore americano e ad un pressante invito ad indurire ulteriormente i nostri cuori».
E sempre Tobin ha suggerito all’assemblea di inviare una delegazione di vescovi al confine «per ispezionare le strutture di detenzione dove vengono tenuti i bambini, come segno della nostra preoccupazione pastorale e della nostra protesta». La proposta ha ricevuto il plauso di parecchi vescovi che hanno aggiunto la necessità di coinvolgere maggiormente i membri del Congresso nello stilare una riforma globale sull’immigrazione e sui cosidetti “dreamers”, gli 800mila giovani adulti che sono stati portati negli Stati Uniti come bambini e che vivono da mesi in un limbo in attesa che una norma restituisca a loro uno status di residenza legale.
Il cardinale di Boston, Sean O’Malley, pur consapevole che il processo di governo delle migrazioni è complesso e impegnativo ha ricordato che il cuore di queste politiche sono «le persone, giovani e anziani, da soli o in famiglia, spesso spaventati e abbandonati. La politica dell’immigrazione è una questione morale che non può essere separata dalle decisioni di ciò che è giusto e sbagliato, perché riguarda il rispetto e la dignità della persona umana».
L’ultimo tentativo messo in atto, cioè separare i figli dai genitori per scoraggiare gli ingressi dal confine meridionale degli Usa, viene considerato dal vescovo «un punto critico» perché «i bambini vengono usati come pedine o deterrente contro gli immigrati e per scoraggiarli si taglia il più sacro vincolo umano, quello che lega genitore e figlio: questo è un fatto moralmente inaccettabile». Il presule di Boston ha concluso dicendo: «Come vescovo cattolico, sostengo l’autorità politica e legale del Paese e ho sempre insegnato il rispetto per la legge civile e continuerò a farlo, ma non posso tacere quando la politica migratoria distrugge le famiglie, traumatizza i genitori e terrorizza i bambini. Questa politica va fermata».
L’assemblea dei vescovi non si è limitata alle parole, ma è cominciata innanzitutto con un pranzo con rifugiati e richiedenti asilo. I vescovi si sono seduti a tavolo con famiglie, giovani e bambini arrivati negli Usa per sfuggire a situazioni drammatiche e ne hanno ascoltato le storie. Un gesto che ha rappresentato l’avvio del secondo anno della campagna sulle migrazioni, Share the Journey (Condivi il viaggio), lanciata proprio da Papa Francesco.
Il vescovo Joe S. Vásquez, presidente della Commissione delle migrazioni nella Conferenza episcopale, ha spiegato che la nuova tappa prevede un pellegrinaggio virtuale di 24.900 miglia, equivalente a un viaggio intorno alla terra. Questo viaggio servirà da incoraggiamento per tutte le comunità cattoliche nel condividere il viaggio di fratelli e sorelle bisognosi. Diocesi, parrocchie, università e scuole cattoliche pregheranno, cammineranno e testimonieranno pubblicamente la loro solidarietà a migranti e rifugiati, in collaborazione con gruppi interreligiosi ed ecumenici.
I vescovi stanno anche preparando una lettera sul razzismo rivolta a tutti i cattolici negli Usa, che si concentrerà sul dibattito riguardante i nativi americani, gli afro-americani e gli ispanici, costantemente considerati come target di linguaggio e azioni razziste, ma anche sule tematiche razziste che affliggono istituzioni e politiche pubbliche, l’impatto sui social media e nella società americana. La lettera arriverà a novembre a tutte le famiglie e ad ogni persona in diocesi. Si apriranno poi dei gruppi di ascolto nelle scuole per rendere i giovani attenti “a questo problema critico”.