La pandemia di Covid-19 ha accentuato l’uso e l’abuso delle tecnologie. Anche per reclutare e sfruttare soprattutto donne e bambini per la prostituzione. Ma anche la crisi in Ucraina ha reso particolarmente vulnerabili le persone in fuga. L’allarme delle Nazioni Unite nella Giornata contro la tratta 2022
Come se non bastassero guerre, crisi umanitarie, povertà, cambiamenti climatici, migrazioni forzate, violenza contro le donne… Come se non bastassero tutti questi fattori, anche la pandemia di Covid-19 ha contribuito a aumentare il numero delle vittime di tratta nel mondo. Migliaia di donne, ragazze, bambini e bambine – e anche molti uomini – continuano a essere ridotti a merci e sfruttati come schiavi principalmente per la prostituzione e il lavoro forzato.
La Giornata mondiale contro la tratta, che si celebra il 30 luglio, pone l’accento su una delle conseguenze perverse della pandemia di Coronavirus: l’uso e l’abuso delle tecnologie. Secondo Unodc, l’agenzia Onu che si occupa di questo terribile crimine, «con l’espansione globale nell’uso della tecnologia, intensificata dalla pandemia di Covid-19 e dallo spostamento della nostra vita quotidiana sulle piattaforme online, il crimine della tratta di esseri umani ha conquistato lo spazio informatico. Internet e le piattaforme offrono ai trafficanti numerosi strumenti per reclutare, sfruttare e controllare le vittime; organizzare il loro trasporto e alloggio; pubblicizzare le vittime e raggiungere i potenziali clienti; comunicare tra sfruttatori; e nascondere i proventi. Tutto ciò con maggiore velocità, efficacia e anonimato».
Il fenomeno si è particolarmente accentuato nell’ambito dello sfruttamento della prostituzione coatta, che già negli ultimi anni si era progressivamente spostato dalla strada verso l’in-door (appartamenti, locali e bordelli illegali). Durante i lockdown – e anche dopo – le reti criminali hanno costretto le donne vittime di tratta a prostituirsi al chiuso e online, in condizioni di totale isolamento e spesso di segregazione e violenza, senza alcuna possibilità di chiedere aiuto alle organizzazioni e alle unità di strada con cui avevano contatti. Le vittime cioè sono diventate ancora più invisibili e dunque più vulnerabili.
«Le situazioni di crisi possono intensificare questo problema – sostiene Unodc -. I criminali traggono profitto dal caos, dalla disperazione e dalla separazione delle persone – in particolare donne e bambini – dai sistemi di supporto e dai membri della famiglia».
Questo avviene non solo nel digitale. Anzi, è quanto sta succedendo proprio in questi mesi a causa del conflitto in Ucraina, che ha spinto migliaia di donne e bambini a fuggire, finendo o rischiando di finire nelle mani dei trafficanti. «Sin dallo scoppio della guerra – fa notare il presidente di Caritas Internationalis, Aloysius John – la Caritas in Ucraina e nei Paesi limitrofi è stata attiva e si è impegnata a proteggerli e a informarli sui pericoli che avrebbero potuto incontrare durante il viaggio».
Durante i vari lockdown, invece, state soprattutto le donne già finte nelle reti dei trafficanti per la prostituzione coatta a vivere le situazioni più difficili: «I periodi di confinamento sono stati molto duri – ci conferma anche suor Claudia Biondi di Caritas Ambrosiana, impegnata nell’ambito della tratta sin dall’inizio degli anni Novanta -. Gli incontri in strada si sono praticamente dimezzati e molte si erano impoverite a tal punto da chiedere aiuto per il cibo. Con la rete antitratta della Lombardia e con il Comune di Milano abbiamo fatto un grande lavoro di relazione telefonica con tutte quelle di cui avevamo i riferimenti per cercare di mantenere una certa prossimità e per orientarle ai servizi che erano presenti sul territorio, come i centri di ascolto o le parrocchie, almeno per avere un pacco viveri o qualche altra forma di aiuto». Le questioni sanitarie e l’accesso ai servizi erano e restano un grande problema per queste donne e il Covid-19 ha reso tutto più difficile anche perché non tutte sono in grado di usare gli strumenti online per chiedere aiuto e talvolta neppure quelli telefonici per difficoltà linguistiche.
Anche suor Gabriella Bottani, coordinatrice della rete internazionale delle religiose che si occupano di tratta, Talitha Kum, sottolinea come, «si è registrato un drammatico aumento delle ingiustizie sofferte dalle popolazioni migranti, sempre più vulnerabili allo sfruttamento e alla tratta di persone in diverse modalità di sfruttamento sessuale, lavorativo, matrimoni forzati, accattonaggio». Il Report 2021 mostra come siano in crescita le vittime della tratta, ma anche le azioni di contrasto, prevenzione e sensibilizzazione. E questo, nonostante la pandemia di Covid-19 abbia reso più difficile operare in questo ambito.
«Nel corso dell’anno passato, precisa suor Gabriella «abbiamo toccato il dolore causato da diverse forme di violenza, di conflitti e guerre. La violenza contro le donne è cresciuta, come hanno denunciato tutte le reti, ma soprattutto quelle in America Latina. Sono aumentate le persone che soffrono la fame. Tutto questo ha provocato grandi spostamenti di persone. La tratta di esseri umani è profondamente interconnessa a questi processi migratori».
«Per le persone in movimento, le risorse online possono diventare una trappola, soprattutto quando si tratta di organizzare viaggi fasulli e offerte di lavoro false rivolte a gruppi vulnerabili – evidenzia anche Unodc -. I trafficanti utilizzano i social media per identificare, curare e reclutare le vittime, compresi i bambini; e-mail e servizi di messaggistica sono utilizzati per la coercizione morale delle vittime; e le piattaforme online consentono ai trafficanti di pubblicizzare ampiamente i servizi forniti dalle vittime, compreso il materiale fotografico per bambini».
Tuttavia, se la tecnologia rappresenta un efficace strumento nelle mani dei criminali, lo può essere altrettanto in quelle di chi cerca di combattere questa piaga – forze dell’ordine, sistemi di giustizia penale, ecc. – e di chi offre opportunità di protezione alle vittime e percorsi di riscatto.
Anche nelle attività di prevenzione e di sensibilizzazione, Internet e social media possono svolgere un ruolo cruciale nel ridurre il rischio che le persone rimangano vittime della tratta online.
In questo senso, un ruolo chiave lo possono svolgere media e giornalisti, sia in termini di informazione che di sensibilizzazione, per impedire che le persone più vulnerabili finiscano nelle reti della tratta e per combattere questo crimine e tutte le forme di schiavitù moderna. Ma anche per creare un’opinione pubblica più consapevole di questo fenomeno che è dentro le nostre società e spingere la politica e le istituzioni a farsene carico.