Il prefetto apostolico di Ulaanbaatar Giorgio Marengo, creato cardinale da Francesco nell’ultimo concistoro, ha fatto visita alla parrocchia di Pakkret nella domenica dedicata all’annuncio. «Vengo da una Chiesa di appena 1450 fedeli in un Paese grande 5 volte l’Italia. Il Signore mi stava spettando proprio nella steppa per mostrarmi come agisce Lui al di là dei nostri numeri»
«Le genti del mondo e specialmente quelle dell’Asia sono assetate di Dio. Ma troppo spesso ce ne dimentichiamo. Ci preoccupiamo troppo di nutrire il popolo di Dio con del cibo spirituale, anziché coltivare l’incontro vero con Lui». È l’invito a ripartire dalla relazione personale con Gesù la parola che nella Giornata missionaria mondiale a Bangkok il cardinale Giorgio Marengo – prefetto apostolico di una frontiera missionaria come Ulaanbaatar in Mongolia – ha portato alla parrocchia di Nostra Signora della misericordia, dove dal 1986 svolgono il loro ministero i missionari del Pime.
Il neo-porporato che papa Francesco ha voluto qualche mese fa nel Collegio apostolico a soli 48 anni si trova in Thailandia per partecipare alla Conferenze generale della Fabc, che vede riuniti in questi giorni a Bangkok vescovi e cardinali di 29 Paesi dell’Asia. A Nonthaburi Marengo è stato accolto dal parroco padre Claudio Corti e dagli altri missionari della comunità locale del Pime (padre Massimo Bolgan, padre Daniele Mazza, padre Joseph Briones e padre Piergiacomo Urbani) per la Messa celebrata in inglese nel pomeriggio insieme a una comunità internazionale di fedeli che vivono a Pakkret, nella provincia di Nonthaburi, in rapida espansione nell’immensa area metropolitana di Bangkok.
Dopo la celebrazione nella chiesa che dal 1986 è affidata all’istituto, il cardinale ha fatto vista anche alla Casa della speranza, il complesso di case-famiglia dove il Pime – con la presenza costante di un gruppo di volontari – da vent’anni ormai accoglie bambini e bambine provenienti da situazioni di abbandono nelle baraccopoli o da altre gravi forme di difficoltà in famiglia. Oggi sono 80 e anche loro attraverso una breve esibizione hanno voluto far sentire al cardinale venuto dalla Mongolia l’accoglienza dei thailandesi. «Davanti a Dio – ha detto loro il cardinale – siamo tutti uguali. Ma se c’è qualcuno che è prediletto dalla sua mano siete proprio voi».
Ai fedeli riuniti per la Messa il cardinale Marengo ha commentato la concomitanza tra i brano di Vangelo sulla preghiera del fariseo e del pubblicano e la Giornata missionaria mondiale. «Nel giorno in cui rischiamo di pensare che la missione sia fare qualcosa – ha osservato – la liturgia ci invita a concentrarci sulla preghiera. Ed è provvidenziale. Perché senza una relazione intima con il Signore non c’è missione. Anche noi missionari siamo mandati solo perché abbiamo trovato la vita in Cristo e vogliamo portare tutti a scoprire questa pienezza in Gesù».
Parlando della sua missione in Mongolia il prefetto apostolico di Ulaanbatar ha sorriso dicendo che forse la grande chiesa di Nonthaburi sarebbe sufficiente per accogliere tutti i cattolici della Mongolia. «Sono appena 1450, una minoranza piccola, insignificante in un Paese grande 5 volte l’Italia – ha commentato -. Ma proprio in mezzo a loro in questi vent’anni ho vissuto la bellezza di poter essere testimone di come lavora lo Spirito, andando oltre i nostri numeri. Il Signore mi stava aspettando proprio lì. Siamo la più piccola Chiesa locale in Asia e una delle più piccole nel mondo. Ma se il Santo Padre ha deciso di includere un povero vescovo come me nel Collegio dei cardinali significa che per il Successore di Pietro anche la più piccola comunità è importante».