«Il beato Cremonesi e la bellezza della missione»

«Il beato Cremonesi e la bellezza della missione»

A Crema il rito della beatificazione del missionario del Pime ucciso in Myanmar nel 1953. Il cardinale Becciu: «Esempio  per i giovani di una vita donata senza limiti». Brambillasca: «Ci aiuta a conoscere chi è davvero il missionario». La preghiera per il conterraneo padre Gigi Maccalli, da più di un anno sequestrato in Africa

 

Il grande volto di padre Alfredo Cremonesi, svelato dietro l’altare alla lettura del decreto di Papa Francesco che lo proclama beato. Con questo gesto oggi nella cattedrale di Crema si è compiuto solennemente il rito della beatificazione di padre Alfredo Cremonesi, missionario del Pime, morto martire nell’allora Birmania nel 1953 per aver voluto condividere fino in fondo la sorte della sua gente.

È stato il prefetto della Congregazione per le Cause dei santi, il cardinale Angelo Becciu, a presiedere a nome del Papa la celebrazione durante la quale insieme mons. Daniele Gianotti – vescovo di Crema, la diocesi di origine di padre Cremonesi – e mons. Isaac Danu – vescovo di Taungngu, la diocesi birmana dove il missionario svolse il suo ministero – hanno presentato solennemente la figura del nuovo beato.

«Padre Alfredo – ha detto il cardinale Becciu nell’omelia – parla oggi alla sua terra natale, parla ai missionari, ma parla anche alla Chiesa intera. Dice che se morire per la fede è chiesto solo a qualcuno, vivere la fede è una chiamata rivolta a tutti. In questo Mese Missionario Straordinario voluto da Papa Francesco, il nuovo beato ricorda a ogni battezzato la chiamata a ravvivare la coscienza missionaria».

Dopo aver ringraziato il Pime «per il dono alla Chiesa universale di questo suo figlio» e aver ricordato «l’esemplarità della donazione senza limiti» di padre Cremonesi, il cardinale Becciu ha avuto un pensiero particolare per la Chiesa del Myanmar. «Questa beatificazione – ha detto – la incoraggi a proseguire nell’impegno ad alleviare le ferite lasciate in eredità dai conflitti e dalla repressione con la medicina della misericordia. Possa spingere questo Paese a camminare sulla strada della libertà, della giustizia e della pace».

Il prefetto della Congregazione per le cause dei santi ha poi auspicato che «la fulgida testimonianza di vita di padre Alfredo porti i giovani di oggi a riflettere sulla bellezza della vita missionaria. Il beato Cremonesi ci ricorda che il futuro delle nostre comunità non è di chi semina odio e violenza, ma accoglienza e condivisione. E a lui oggi chiediamo anche una grazia particolare: che al più presto padre Pierluigi Maccalli, sacerdote di questa terra, rapito da più di un anno in Africa, possa riacquistare la libertà», ha concluso ricordando il missionario della Sma cremasco rapito in Niger il 17 settembre 2018.

Da parte sua il superiore generale del Pime padre Ferruccio Brambillasca, nel ringraziamento al termine della celebrazione, ha sottolineato come questa beatificazione – celebrata nel contesto del Mese Missionario Straordinario – indichi «la figura del martire missionario come quella che ci aiuta a conoscere meglio questa vocazione». Ricordando poi il viaggio compiuto l’anno scorso in Myanmar in occasione dei 150 anni dall’arrivo dei primi missionari del Pime ha raccontato di aver visto «come il seme gettato da Cremonesi e dagli altri missionari sia vivo in questo popolo». «Grazie padre Alfredo – ha concluso il superiore generale dell’istituto -. Ora che sei beato prega per noi».