L’EDITORIALE
Questo mese è straordinario, ma la missione è l’ordinario della vita del cristiano e della Chiesa. Non dimentichiamolo mai
Eccoci arrivati al Mese missionario straordinario voluto da Papa Francesco per «risvegliare la consapevolezza della missio ad gentes e riprendere con nuovo slancio la responsabilità dell’annuncio del Vangelo». Un messaggio che il Papa lancia alla Chiesa intera, come aveva già annunciato nella Evangelii Gaudium al n.5: «L’azione missionaria è il paradigma di ogni opera della Chiesa». La missione quindi è essenziale alla vita della Chiesa, non è semplicemente una sua opera che si aggiunge alle tante ma è la sua essenza, la ragione per cui la Chiesa esiste. Allora non esiste cristiano battezzato che non sia per sua natura missionario, da qui lo slogan del mese missionario straordinario: “Battezzati e inviati: la Chiesa di Cristo in missione nel mondo”. Siamo dunque battezzati e inviati in missione nel mondo, che è il mondo di ognuno di noi, quello che calpestiamo ogni giorno, quello in cui studiamo, lavoriamo, amiamo, piangiamo, ridiamo, in auto, in metropolitana, in famiglia, tra gli amici, ovunque siamo in missione, ci dice Papa Francesco.
Basta il battesimo per poter vivere la missione, per poter annunciare il Vangelo? Il battesimo è certamente la condizione di partenza, che ha però bisogno di quanto Enzo Bianchi dice alla fine dell’intervista in questo numero: «Cruciale è che nella missione ci sia davvero la centralità di Gesù Cristo (…). Si deve avere il coraggio di tenere al centro la nostra fede in Gesù Cristo». Una missione senza Cristo al centro, nel cuore della Chiesa e del missionario è una missione vuota che non serve a nulla e a nessuno. Siamo battezzati e inviati con Cristo al centro del nostro cuore per poter raccontare la bellezza del Vangelo e della vita cristiana.
Al ritorno dalle vacanze estive ho incontrato un ragazzo di 18 anni appena tornato da un campo per giovani organizzato dal Pime a Ducenta (Ce): gioco, preghiera, riflessioni, condivisione, teatro fatto nelle piazze, insomma fede, gioia e vita si sono mescolati in un solo impasto. L’ho osservato e ho scorto immediatamente uno sguardo nuovo, più libero e brillante. Subito gli ho detto: «Senti, ma è cambiato qualcosa!». Sì, qualcosa di inaspettato è successo: l’incontro con una possibilità di vivere la fede che fosse gioiosa e adatta alla sua età, al suo linguaggio, alle sue domande e alla sua ricerca di senso. Mi ha detto: «È stato bello, non volevo andarci ma alla fine non sarei voluto più tornare a casa».
Fino a luglio questo ragazzo non voleva più sentir parlare di Chiesa e momenti formativi vari. Chi ha incontrato questo ragazzo se non giovani un po’ più adulti di lui con una passione educativa nel cuore, un cuore che al centro ha Gesù? Se così non fosse stato sarebbe tornato a Milano con lo stesso sguardo un po’ spento e stanco che aveva prima dell’estate. Questo Mese è straordinario, ma la missione è l’ordinario della vita del cristiano e della Chiesa. Non dimentichiamolo mai!