La prima missione è a fianco dei poveri

L’EDITORIALE
Chi sono i destinatari della missione? La risposta che dà papa Francesco è chiara e la troviamo nel Vangelo stesso: i poveri, i piccoli e gli infermi, coloro che sono spesso disprezzati e dimenticati, coloro che non hanno da ricambiarti

Fatica un po’ a trovare il vicolo giusto, ma alla fine mi ci porta, alla casetta di suor Neuma Garcia nel Bairro Terra Nova a nord di Manaus, capitale dell’Amazzonia brasiliana. A 77 anni monsignor Mario Pasqualotto, del Pime, vescovo in pensione (ma non senza lavoro né energia), è un padre per le mamme che vivono qui e un nonno per i bambini degli spacciatori di droga in carcere, morti o latitanti. Nora (ma non è il suo vero nome) dice che il compagno si è dato alla macchia perché il capo stesso della prigione lo costringeva a rubare per comprare la droga da lui. Ora lei sta da suor Neuma.

Allora «chi sono i destinatari privilegiati dell’annuncio evangelico?», si chiede Papa Francesco nel messaggio per la prossima Giornata missionaria mondiale del 18 ottobre. E ne dà la risposta, che «è chiara e la troviamo nel Vangelo stesso: i poveri, i piccoli e gli infermi, coloro che sono spesso disprezzati e dimenticati, coloro che non hanno da ricambiarti (cfr Lc 14,13-14)».

Ho visto molti missionari accogliere, abbracciare e lottare per i poveri in occasione del mio viaggio in Brasile e Perù, durante l’estate. Non vorrei fare nomi perché farei torto ai più e qui non c’è spazio per tutti. Ma faccio un’eccezione per i coniugi brasiliani Paola e Marcos Fernandes a San Paolo, per il trevigiano padre Sisto Magro del Pime che rischia la vita ogni giorno contro le multinazionali della soia nello Stato di Amapá, per il sacerdote sardo don Bruno Secchi, a Belém, che come tanti altri religiosi e laici ha operato per eliminare il dramma dei ragazzi di strada in molte città del Brasile e ha salvato migliaia di vite.

In Perù invece ho visto addirittura il martirio. Sulla Sierra Negra, 500 chilometri circa a nord di Lima, in un villaggio andino di nome Pariacoto, la gente non schiamazza; tutto è lindo e decoroso. La piccola chiesa parrocchiale custodisce le tombe di due giovani francescani polacchi uccisi da Sendero Luminoso il 9 agosto 1991 per non aver voluto consegnare i loro ragazzi all’ideologia e alla guerra. Più giù, sulla costa, nelle campagne dell’antico capoluogo provinciale di Santa, la gente ha eretto un’edicola campestre al Buen Pastor. Il “buon pastore” è don Sandro Dordi, sessantenne sacerdote bergamasco, loro parroco, in quel medesimo luogo e per lo stesso motivo ucciso dai rivoluzionari maoisti due settimane dopo i due frati polacchi. Tutti e tre saranno beatificati a Chimbote il 5 dicembre prossimo.

Al termine di questo anno dedicato alla vita consacrata, nel messaggio sopra citato il Papa dice tra l’altro che «con il voto di povertà si sceglie di seguire Cristo in questa sua preferenza, non ideologicamente, ma come Lui identificandosi con i poveri, vivendo come loro nella precarietà dell’esistenza quotidiana…». E con il Giubileo della misericordia alle porte e dopo le lettere di Papa Francesco sulla gioia del Vangelo (Evangelii Gaudium) e la cura del creato (Laudato si’) vogliamo raccontarvi di più del  Vangelo nei fatti, dei missionari e dei poveri.Vogliamo pensare, pregare e aiutare insieme.

Queste poche pagine mensili non bastano. Abbiamo appena aperto il sito www.mondoemissione.it. Leggetelo, ma anche scriveteci e segnalateci esperienze e riflessioni che possono fare del bene a tanti.