Missionari italiani: la persona al centro

Missionari italiani: la persona al centro

Alla Farnesina l’incontro promosso dal ministero degli Esteri sul loro servizio ai quattro angoli del mondo. Tajani: «Spesso parliamo di numeri, ma la vita di ogni singola persona per voi è una ricchezza straordinaria. Siete la diplomazia dello Spirito». Il segretario vaticano per i rapporti con gli Stati mons. Gallagher ha citato le parole di padre Giuseppe Piazzini, missionario del Pime dal 1964 in Giappone: «Non si tratta di fare grandi cose, si tratta di essere presente, fare il poco che puoi».

 

La conferenza dal titolo “La persona al centro” svoltasi oggi a Roma presso la Sala delle Conferenze Internazionali del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale è stata un vivace mosaico di voci, testimonianze e riflessioni sul tema della missione e sul ruolo dei missionari italiani nel mondo. Questi, è stato sottolineato, «contribuiscono, con costanza e dedizione, a riportare la dimensione umana al centro del discorso sociale». Lo fanno da protagonisti assoluti nei contesti di missione, che significa anzitutto impegnarsi a capire cosa muove da dentro la vita di un popolo «lasciandosi plasmare ed animandone la vita quotidiana con la forza umanizzante del Vangelo e di una esistenza che lo ha assunto come regola di vita», ha detto mons. Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali della Santa Sede.

A moderare i lavori – suddivisi in tre sessioni tematiche; avviati alle ore 9.30 e conclusi alle 15 – è stato Davide Dionisi, portavoce del vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani, e inviato speciale per la promozione della libertà religiosa del governo italiano. Dionisi in apertura ha letto un messaggio di papa Francesco, firmato del card. Pietro Parolin, inviato al ministero per l’occasione. Messaggio in cui si plaude l’iniziativa odierna in quanto volta «a riflettere sull’opera di evangelizzazione che numerosi figli e figlie della cara nazione italica realizzano nel mondo, riconoscendo che ancora oggi in molte zone rurali più remote la dignità umana viene purtroppo calpestata a causa di egoismi economici e politici». Insieme si auspica che questa iniziativa, per la quale Tajani ha espresso il desiderio che diventi un appuntamento annuale, «susciti una rinnovata collaborazione istituzionale nel solco della lunga e positiva tradizione finora sperimentata, improntata al rispetto e al confronto costruttivo». Il messaggio si è concluso con l’invio a tutti i presenti della benedizione apostolica, «con un pensiero particolare a coloro che si sono spesi coraggiosamente sino all’estremo sacrificio».

«L’Italia è un Paese che ha una propensione all’apertura, che vuole essere protagonista positiva nel mondo, e la politica del governo italiano si basa su alcuni valori fondamentali, primo fra tutti la centralità della persona», ha commentato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha portato l’esempio dei militari italiani «che lavorano per la pace» impegnati sulla nave Vulcano, vicina alle coste egiziane, che sta accogliendo persone ferite della popolazione civile di Gaza. Ma «portatori di pace ovviamente sono le missionarie e i missionari», ha aggiunto il vicepremier. Questi, sia laici che religiosi, mantengono «una visione che non è puramente immanente», ma «trascendete» perché «in un volto che soffre il cristiano vede il volto di Cristo sofferente». Tajani in apertura ha rivolto un pensiero anche ai tanti «sacerdoti e suore uccise nel mondo, solo perché cristiani, solo perché portatori di un certo tipo di messaggio». Messaggio che trasmettono in contesti che contano molteplici problemi: «Cambiamento climatico, che distrugge in molti paesi l’agricoltura, la pastorizia e spinge tanti agricoltori ad arruolarsi nelle fila del terrorismo – ha detto -. Povertà, malattie; c’è anche molto spesso in alcune realtà una forte corruzione; in più ci sono carenze strutturali, mancanza di ospedali, guerre spietate». Ricordando a questo punto alcuni dei Paesi piegati da conflitti e repressioni spesso dimenticate: Rwanda, Sudan, Siria e Afghanistan. «Da cristiano comprendo qual è lo spirito che vi spinge – ha aggiunto il ministro rivolgendosi ai tanti missionari presenti in sala -. Non è lo spirito del sindacalista: la spinta trascendente va al di là di quella che è la spinta immanente, sia pur lodevole e positiva». È proprio da questo spirito deriva l’urgenza di porre «la persona al centro»: «Spesso parliamo di numeri, ma la vita di ogni singola persona è la ricchezza straordinaria per tutti quanti noi». «Voi siete la diplomazia dello Spirito», ha affermato.

Si sono quindi susseguiti una serie di interventi: testimonianze di missionari e missionarie, laici e religiosi, sia presenti al Palazzo della Farnesina sia in collegamento da remoto, da Kenya, Mongolia, e altri Paesi. Erano presenti le rappresentanze di diverse organizzazioni italiane impegnate in contesti di missione nel mondo, ma anche nel territorio italiano. Tra le altre: Medici con l’Africa Cuamm, Comunità In Dialogo e Comunità di Sant’Egidio. Le testimonianze sono state intervallate dai contributi di padre Giulio Albanese, mons. Emilio Nappa e del prof. Marco Impagliazzo. Ai missionari il ministro degli Esteri ha ribadito il sostegno delle istituzioni italiane anche fuori dai confini. «Abbiamo dato disposizione a tutte le ambasciate d’Italia di sostenervi e di mettervi nelle condizioni di poter fare del bene anche con il sostegno della nostra diplomazia ufficiale», ha affermato il vicepresidente.

A lavori avviati è stato il turno dell’intervento di Gallagher, durante il quale ha scelto di condividere con i presenti anche le parole di padre Giuseppe Piazzini, missionari del Pime nato nel 1936, tuttora in Giappone dove è giunto nel 1964. Piazzini racconta che in missione ogni giorno capita di chiedersi «che cosa devi fare nel luogo dove Dio ti ha messo». «La famiglia è grande, le necessità sono sempre nuove. Cerco di far sì che le persone possano essere sempre vive, attive, progredire nella loro vita di unione con Dio», è quanto ha riportato il segretario. E ancora: «Non si tratta di fare grandi cose, si tratta di essere presente, fare il poco che puoi».

Quanto al titolo della conferenza mons. Gallagher ha affermato che «ben delinea l’opera quotidiana dei missionari». La testimonianza di costoro insegna infatti quanto sia insufficiente «stabilire gli indicatori del progresso e dello sviluppo umano sul solo parametro del reddito pro capite». È invece necessario entrare in «una ampia e articolata considerazione dei fattori determinanti la vita concreta delle persone». È in questa direzione che mira l’operato dei missionari italiani impegnati in tutti i continenti. Spesso formatisi in Italia, completano la loro formazione in quella che è la loro altra «università»: «l’Africa, l’Asia e il mondo», ha detto il segretario per i rapporti con gli Stati. Qui imparano che «tutto è enormemente più complesso di quanto appare».