In occasione della festa di Maria Regina degli Apostoli, cinque seminaristi sono stati ammessi al diaconato e al presbiterato, mentre alcuni missionari del Pime hanno ricevuto le loro nuove destinazioni
Nella ricorrenza di Maria Regina degli Apostoli, che cade alla vigilia della Pentecoste, il Pime si è ritrovato al santuario della Madonna del Bosco di Imbersago (Lc) per celebrare la propria patrona. La festa è stata anche l’occasione per il rito della promessa iniziale di appartenenza all’Istituto per cinque seminaristi, che sono stati così ammessi tra i candidati al diaconato e al presbiterato: si tratta di Bablu Dominic Kispotta, Anjon Charles Savio Kujur e Chandan Martin Tigga, originari del Bangladesh, ed Edward Mbewe e Micheal Mtonga, originari della Zambia. Durante la celebrazione eucaristica – presieduta dal Superiore generale padre Ferruccio Brambillasca – alcuni missionari dell’istituto hanno ricevuto ufficialmente le loro nuove destinazioni.
Nella sua omelia padre Brambillasca ha invitato i giovani candidati a diventare missionari e tutti i confratelli a leggere con gli occhi di Maria la propria vocazione. «Dobbiamo pensare a Maria come una di noi – ha detto – della nostra gente comune, con l’ansia di dover vivere con dubbi e incertezze, di fronte a suo Figlio che muore in Croce e di fronte agli Apostoli ancora impauriti dopo la salita di Gesù al cielo. Ci insegna ad essere semplici, umili, ad essere sempre noi stessi perché solo così potremmo essere pronti a rispondere alle difficoltà della vita e agli imprevisti che la vita sempre ci riserva».
Ma Maria per il missionario è anche guida nella preghiera. «Anche per noi missionari – ha proseguito il Superiore generale – la preghiera deve essere il “nostro tesoro” o il “pozzo profondo” a cui attingere. A volte, pur avendo visto questo tesoro o questo pozzo profondo, noi, invece di curare il tesoro o dissetarci al pozzo, ci curiamo solo del campo dove c’è il tesoro o della costruzione del pozzo, cioè alle cose materiali che mai estingueranno la nostra sete e il nostro desiderio di Dio. Se c’è una cosa che oggi va sicuramente recuperata nella chiesa e nella missione, è proprio questa vita spirituale, la sola capace renderci veramente cristiani e missionari».
Infine Maria insegna ad evangelizzare, imparando dalla sua tenerezza con la gente e dalla sua fede. «La tenerezza è amore vero, non possessivo, profondo ma senza pretese di ricevere il contraccambio. Evangelizzare esige che impariamo da Maria ad essere solidali con gli uomini e con le donne che soffrono, come lei è stata con Gesù ai piedi della Croce. Evangelizzare esige che impariamo da Maria, come lei sicuramente avrà fatto ai piedi della Croce, a provare la tenuta, la profondità, la consistenza o semplicemente l’esistenza della nostra fede. Perché non è dato per scontato che abbiamo fede. Siamo invitati a vedere se quella che noi chiamiamo fede o riteniamo fede, sia fede o sia un’altra cosa. È fede in Dio o è fede in me? L’evangelizzazione parte da questa domanda».
«Chiediamo allora – ha concluso padre Brambillasca – attraverso l’intercessione di Maria, soprattutto per questi cinque giovani che fanno la loro promessa iniziale al nostro Istituto e per coloro che oggi riceveranno la destinazione alla Missione, il dono della semplicità, della preghiera e della passione evangelizzatrice».