«Pime: una parola per Milano»

«Pime: una parola per Milano»

Alcune migliaia di persone domenica hanno preso parte all’inaugurazione della sede rinnovata della Casa Madre del Pime, con il suo Centro missionario con nuovi spazi aperti alla città. Delpini: «Questo luogo ci spingerà ad essere sempre di più Chiesa dalle genti». Brambillasca: «Una casa non per rimanere, ma per partire di nuovo»

 

La Messa sotto il grande tendone con l’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, che ha consegnato il crocifisso ai missionari e alle missionarie in partenza in una liturgia animata dai suoni e dai colori dei popoli che andranno a servire. E poi le parole di attenzione da parte delle autorità cittadine per il servizio che il Pime svolge in città. Ma soprattutto le migliaia di persone passate negli ambienti accoglienti del rinnovato Museo Popoli e Culture e nella caffetteria dove d’ora in poi sarà possibile ogni giorno vedere e ascoltare la voce del mondo.

Si può riassumere in queste tre istantanee la giornata che domenica 15 settembre ha visto l’inaugurazione della rinnovata Casa Madre del Pime in via Mosé Bianchi 81, nuova sede della Direzione generale dell’istituto e del Centro che si propone come un polo culturale di animazione missionaria al servizio della città.

Cuore della giornata la celebrazione eucaristica presieduta da mons. Delpini nel cortile del Pime alla presenza del vice-sindaco di Milano, Anna Scavuzzo, che insieme all’assessore alla Cultura Filippo Del Corno hanno portato il saluto dell’amministrazione comunale. Tra le istituzioni cittadine significative anche le presenze della Fondazione Cariplo, rappresentata dalla vice-presidente Paola Pessina, e del rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, il professor Franco Anelli. Sei i vescovi presenti alla liturgia che per la Chiesa ambrosiana è stata anche l’apertura (anticipata) del Mese Missionario Straordinario indetto da Papa Francesco: il vicario generale dell’arcidiocesi di Milano mons. Franco Agnesi, il vescovo emerito di Vanimo (Papua Nuova Guinea) mons. Cesare Bonivento, il vescovo di Parintins (Brasile) mons. Giuliano Frigeni, i vescovi della Guinea Bissau José Camnate e Pedro Zilli e mons. Vijai Rayarala, da pochi giorni vescovo di Srikakulam in India. Un piccolo spaccato del mondo che i missionari del PIme incontrano e che sempre di più avrà Milano come suo crocevia.

«In questa nuova sede – ha spiegato all’inizio della celebrazione il superiore generale del Pime padre Ferruccio Brambillasca nel suo saluto -, nei prossimi anni, passeranno i nostri missionari che lavorano in 19 nazioni e, molto probabilmente, anche alcuni dei vescovi, dei sacerdoti e dei laici delle missioni dove siamo presenti. Comprendete allora che ci sarà un “vento missionario” proveniente da tutto il mondo che ci farà respirare, in anticipo, le “olimpiadi delle missioni”, cioè la possibilità di incontro di diverse culture e popoli».

«Oggi inauguriamo una casa, non per rimanerci, ma per partire di nuovo, per andare o ritornare nelle nostre missioni – ha aggiunto padre Brambillasca -. Se non fosse così, potrebbe essere anche una bella casa, ben fatta e ben strutturata, ma, per noi missionari del Pime, non avrebbe senso, perché la nostra casa è altrove, nelle nostre missioni, dove si realizza la nostra vocazione e identità missionaria».

E proprio sul senso della missione nel contesto di oggi ha incentrato nell’omelia la sua riflessione l’arcivescovo Delpini. Un contesto – che come già capitato a Gesù – è «malato di sospetto», inquinato «dal pregiudizio che i cattolici non siano credibili, che abbiano interessi che non dichiarano, che la proposta di vita della comunità cristiana mortifichi l’umano, invece di esaltarlo, comprima la libertà invece di promuoverla». Un contesto dove si sperimenta anche l’ostilità, come accade in tanti Paesi dove «i cristiani sono esposti alla violenza fisica che distrugge le chiese e uccide i cristiani»: è capitato anche a tanti martiri del Pime. E poi l’indifferenza: «La gente di questo tempo – ha osservato mons. Delpini – sembra che non abbia bisogno di Dio: ciascuno può cavarsela con le sue forze; la gente di questo tempo sembra che non abbia tempo né voglia di ascoltare una promessa di vita eterna: già basta la vita che va verso la morte; che senso ha una vita eterna; la gente di questo tempo sembra che non si lasci toccare dal dolore altrui: ciascuno ha già le sue preoccupazioni, figuriamoci se può interessarsi delle preoccupazioni altrui».

In questo contesto di sospetto, ostilità, indifferenza, si è chiesto l’arcivescovo, come sarà la missione? «Noi corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù: pensate a Gesù, per non perdervi d’animo – ha risposto indicando lo stile del missionario -. I discepoli di Gesù continuano ad amare, a servire, a sperare, non si lasciano zittire dalle ostilità perché tengono fisso lo sguardo su Gesù e continuano la missione che Gesù ha loro affidato».

«A nome della Chiesa ambrosiana – ha concluso mons. Delpini – dò il benvenuto a questo Centro e a tutte le sue iniziative. La missione, l’evangelizzazione, portare il Vangelo altrove, è un’impresa culturale, richiede un confronto tra tradizioni, abitudini, modi di vivere. Questo andare verso gli altri abiliterà anche la nostra Chiesa ad accogliere, ad essere la Chiesa dalle genti, in cui coloro che vengono da ogni parte del mondo sono accolti come fratelli e sorelle, diventano una ricchezza che rende più giovane e aperta la nostra Chiesa e ci incoraggia a guardare al futuro come tempo di missione, tempo di coraggio, di annuncio gioioso del Vangelo».

Al termine della liturgia l’arcivescovo è sceso insieme alle autorità nel grande seminterrato della Casa Madre, 1200 metri quadri tra testimonianze dei missionari, coinvolgenti installazioni multimediali, preziosi reperti che parlano dei popoli che il Pime ha incontrato sulla sua strada, insieme a una caffetteria e un negozio pensati per trasformare quest’apertura all’incontro anche in uno stile di vita.

Ambienti che attraverso la bellezza trasmettono una parole forte alla Milano di oggi. E che tante persone ieri hanno mostrato di voler ascoltare.