Verrà proclamato santo domenica 9 ottobre, Giovanni Battista Scalabrini, che mandò missionari e missionarie a sostenere gli emigranti italiani nel mondo. E che oggi è considerato il “padre” di tutti coloro che per scelta o per forza lasciano le proprie terre
«Nato a Fino Mornasco, in provincia di Como nel 1839, vescovo di Piacenza, Giovanni Battista Scalabrini è ancora oggi un dono per la Chiesa e l’umanità: un uomo innamorato di Dio e del mistero dell’Incarnazione». Lo descrive così padre Gabriele Beltrami, missionario Scalabriniano che ricorda la straordinaria vicenza umana e missionaria di un Santo che si è fatto migrante tra i migranti. È Giovanni Battista Scalabrini, appunto, che domenica 9 ottobre verrà proclamato santo in piazza San Pietro da Papa Francesco insieme ad Artemide Zatti, laico professo della Società Salesiana di S. Giovanni Bosco (Salesiani).
«Profondamente commosso dal dramma di tanti italiani costretti ad emigrare negli Stati Uniti e nell’America del Sud alla fine dell’Ottocento, non resta indifferente. Si documenta, sensibilizza la società e manda i suoi missionari e le sue missionarie per aiutare e sostenere gli emigranti nei porti, sulle navi e all’arrivo nei nuovi Paesi. È considerato per questo un padre per tutti i migranti e i rifugiati».
«Scalabrini è stato un vescovo che si è dedicato completamente al ministero nella diocesi, ma ha saputo anche guardare oltre, a chi era costretto a lasciare la propria terra», solstiene padre Leonir Chiarello, Superiore generale della Congregazione dei Missionari di San Carlo Borromeo (Scalabriniani) una delle congregazioni che ha fondato insieme alla Congregazione delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo (Scalabriniane) e all’Istituto delle Missionarie Secolari Scalabriniane. «Ha dato una risposta concreta al fenomeno della migrazione, coinvolgendo la Chiesa, il Governo, la società e chiamando tutti ad una presa di coscienza. Ha combattuto quello che il Santo Padre chiama “la cultura dell’indifferenza e dello scarto”. Proclamandolo Santo, Papa Francesco ci invita ad avere il suo sguardo d’accoglienza e d’amore verso tutti»
«Attraverso la sua canonizzazione – commente padre Beltrami – Papa Francesco intende indicare come la comunità cristiana deve ancor oggi essere impegnata nell’accoglienza e nell’integrazione dei migranti in vista di una società più fraterna».
In precedenza, Papa Giovanni Paolo II lo aveva descritto così: «Profondamente innamorato di Dio e straordinariamente devoto dell’Eucaristia, egli seppe tradurre la contemplazione di Dio e del suo mistero in una intensa azione apostolica e missionaria, facendosi tutto a tutti per annunciare il Vangelo».
Anche suor Neusa de Fatima Mariano, Superiora generale delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo Scalabriniane, lo definsce un uomo che si è fatto “Prossimo del prossimo”. Un «uomo d’azione, ma anche un uomo spirituale, appassionato, dinamico, forte di una spiritualità incarnata: egli contempla continuamente il Figlio di Dio che si fa uomo per rivelare l’amore del Padre e per riconsegnare a Lui l’umanità rinnovata. La canonizzazione del nostro fondatore ci motiva a intraprendere un percorso di rinnovamento della nostra vita consacrata scalabriniana, nella chiamata alla centralità di Gesù Cristo e nell’impegno rinnovato alla missione con e per i migranti e rifugiati».
«Siamo contente per tutta la Chiesa e per tutti i migranti – aggiunge Regina Widmann, responsabile generale delle Missionarie Secolari Scalabriniane -. Sarà l’occasione per conoscere meglio la sua visione profetica, cioè la convinzione che proprio nel terreno duro dell’emigrazione è nascosto un tesoro: la possibilità che popoli diversi e tra loro lontani si ritrovino vicini esi riconoscano parte dell’unica famiglia umana».