Verso gli altari piccola sorella Magdeleine

Verso gli altari piccola sorella Magdeleine

Papa Francesco ha approvato il decreto sulle virtù eroiche della religiosa che – ispirandosi alla spiritualità di Charles de Foucauld – diede vita nel 1939 alle Piccole Sorelle di Gesù, le suore della fraternità in ogni periferia del mondo. Diceva: «Non sono mai così vicina a Dio come quando mi trovo per strada»

 

Mentre ancora si attende di conoscere la data della canonizzazione di Charles de Foucauld (annunciata in primavera ma non ancora fissata a causa della pandemia), la famiglia spirituale che si ispira al “fratello universale” vive oggi un’altra grande gioia: tra i decreti della Congregazione per le Cause dei santi approvati dal Papa di cui è stata data la notizia c’è anche quello sulle virtù eroiche di piccola sorella Magdeleine di Gesù – al secolo Magdeleine Hutin – la fondatrice della Fraternità delle Piccole Sorelle di Gesù. Con il riconoscimento delle virtù eroiche per la Chiesa diviene venerabile, la prima tappa verso la beatificazione.

Nata a Parigi nel1898, si tratta di un’altra figura che ha avuto un’importanza grandissima nella spiritualità e nel ripensamento della vita religiosa durante la seconda metà del Novecento. Sin da piccola Magdeleine desiderava donare totalmente la sua vita a Dio e aveva imparato da suo padre l’amore per i popoli arabi. Anche per questo nel 1921 venne folgorata dalla scoperta della figura di Charles de Foucauld, leggendo la celebre biografia scritta su di lui dallo scrittore René Bazin. Desiderava anche lei una vita centrata su Gesù e vissuta fra i musulmani per testimoniare con la vita, come Gesù a Nazaret, l’amore di Dio per ogni essere umano.

La poliartrite, da cui è affetta, sembra però un ostacolo insormontabile a questo progetto; finché – con sua sorpresa – si sente dire da un medico che l’unica cura è andare in un Paese dove non piove mai. Così nel 1936 parte per Algeria insieme alla compagna Anne Cadoret; nel 1939 che approda a Touggourt, nel cuore del Sahara, dove in mezzo ai touareg dà vita alla Fraternità delle Piccole Sorelle di Gesù. «Ho constatato che un amore di amicizia può coesistere con le differenze di razza, di cultura, di condizione sociale. Verso di me sono stati di una bontà, di una delicatezza commovente», scrive in quegli anni.

«A quell’epoca avevamo due tende, una per viverci, l’altra per pregare». A Touggourt (dove oggi sono presenti anche i missionari del Pime) raccontava così quegli inizi qualche anno fa piccola sorella Mariam, una delle prime compagne. «Era una vita che non aveva porte, che non aveva muri. Volevamo condividere tutto, anche le difficoltà, anche a prezzo della nostra vita. Non siamo venute per realizzare un’opera, ma per condividere una vita, per portare l’amore di Dio tra i credenti anche se di un’altra fede. Siamo Chiesa dell’incontro. Tutto parte da qui, luogo e sorgente di un’esperienza di vita».

Poco a poco piccola sorella Magdeleine capisce, però, che la vocazione di questo segno dello Spirito non è solo il Sahara e le sue popolazioni nomadi. Così nel 1946 la Fraternità si apre al mondo intero, con un desiderio particolare: la presenza soprattutto nei luoghi segnati dall’odio tra le nazioni. Così le Piccole sorelle cominciano a varcare frontiere anche ritenute impossibili. Per esempio partire dal 1956 Magdeleine riesce a organizzare soggiorni discretissimi nell’Europa dell’est, al di là della Cortina di ferro: viaggia su un furgoncino chiamato Stella filante, desidera confortare i cristiani perseguitati e tessere legami di amicizia con quanti incontra, credenti e non credenti. In Russia si unisce alla preghiera dei cristiani ortodossi e diversi membri di questa Chiesa diventano suoi grandi amici.

In quegli stessi anni, poi, arriva a Kabul dove le Piccole sorelle vivranno per sessant’anni (fino al 2017) prestando servizio negli ospedali, anche qui “afghane fra gli afghani”. Quando poi nella Gerusalemme ancora divisa in due dai confini del 1948 le viene offerta la casa con la chiesa di Santa Veronica alla VI stazione della Via Dolorosa, è molto felice. Ma dopo questa fondazione nella parte araba di Gerusalemme sente che bisogna fondare una comunità anche nella parte ebraica, tra quanti in quel momento stanno dall’altra parte della barricata. Sarà così lei stessa a varcare personalmente, insieme ad alcune consorelle, la Porta di Mandelbaum, l’unico varco nella linea armistiziale che fino al 1967 divideva fisicamente in due parti rigidamente separate la Città Santa. E quella comunità aperta nel cuore del moderno Israele avrà poi un ruolo importantissimo nella vita del Vicariato di San Giacomo, la piccolissima Chiesa di espressione ebraica rinata a Gerusalemme.

Piccola sorella Magdeleine è stata la donna di ogni periferia del mondo. Diceva: «Non sono mai così vicina a Dio come quando mi trovo per strada». A Roma quest’attenzione si è incarna nella condivisione della vita tra le gente delle borgate; ma anche nello stare tra i giostrai del Luna Park: tuttora al Parcolido di Ostia le Piccole sorelle hanno la loro roulotte e il loro piccolo stand. «Siate un sorriso sul mondo – diceva Magdeleine – questo è il mio più grande augurio: se voi foste solo questo, il piccolo raggio di sole che entra in una camera oscura e gelida per illuminarla e riscaldarla, ciò basterebbe». Nel 1973 Paolo VI volle visitarle per esprimere la vicinanza della Chiesa a questo carisma.

A Roma ha trovato sede anche la Fraternità generale delle Piccole sorelle all’abbazia delle Tre Fontane: proprio qui il 6 novembre 1989 madre Magdeleine morì all’età di 91 anni. «Prima di essere religiosa sii umana e cristiana in tutta la forza e la bellezza di questa parola», ha lasciato scritto alle sue suore. Che continuano a farlo ancora oggi, seminando fraternità nelle frontiere più dimenticate del mondo.