Attraverso l’acquisto del calendario dell’Avvento 2017 proposto da Fondazione Pime sarà possibile contribuire al progetto “Case delle mamme” realizzato in collaborazione con la Caritas di Bafatá e garantire alle future mamme un parto sicuro.
Aprire ogni giorno una finestrella sul calendario dell’Avvento è un gesto che aiuta le famiglie, e in modo particolare i bambini, a vivere con gioia l’attesa del Natale.
Quest’anno è possibile dare un significato ulteriore a questa bella tradizione, aiutando in modo concreto le mamme in Guinea Bissau a partorire in modo sicuro. Attraverso l’acquisto del calendario dell’Avvento 2017 proposto da Fondazione Pime sarà possibile contribuire al progetto “Case delle mamme” realizzato in collaborazione con la Caritas di Bafatá e fornire assistenza medica per 200 donne in gravidanza provenienti da dieci villaggi di Bafatá e Gabu.
In queste due regioni della Guinea Bissau sia la mortalità materna che quella infantile sono altissime. Su 100 mila nascite sono 900 le donne che muoiono per motivi connessi al parto (nei Paesi industrializzati la media è di 12 su 100 mila).
La percentuale dei bambini che non arrivano a cinque anni di età è del 21%, a causa della denutrizione o di malattie che sarebbero facilmente prevenibili in condizioni sanitarie adeguate.
Il progetto “Case delle mamme” è stato avviato nel 2000 da padre Alberto Zamberletti, missionario del Pime e medico, nella regione di Bafatá, ed è stato poi esteso dalla Caritas anche alla regione più orientale di Gabu.
«Nel recinto dei due ospedali a Gabu e Bafatá è stata costruita una piccola casetta per dare alloggio a 25 donne in gravidanza o prossime al parto, quando
sorge qualche tipo di complicazione – spiega don Lucio Brentegani, sacerdote fidei donum di Verona e direttore del consiglio della Caritas della diocesi di Bafatá -. Nella casa delle mamme queste donne hanno innanzitutto accesso a un’adeguata alimentazione e possono vivere un periodo di tranquillità lontano dai lavori pesanti che svolgono nei villaggi. I maggiori fattori di rischio, infatti, sono l’anemia dovuta alla malnutrizione e la pressione alta».
Essendo la casa delle mamme vicino all’ospedale è facile accompagnare le donne accolte a effettuare le visite e gli esami indispensabili per la preparazione al parto. «Un altro nostro obiettivo è approfittare del tempo di permanenza nella casa, che può essere anche di quattro o cinque mesi, per dar loro una formazione in diversi ambiti, attraverso corsi di alfabetizzazione, di cucina e nutrizione, igiene e prevenzione delle malattie – continua don Brentegani -in modo che possano poi trasmettere a loro volta queste competenze ad altre donne una volta ritornate nei loro villaggi».
Il vantaggio di Caritas, rispetto ad altre organizzazioni, è quello di poter contare su una rete di missioni, parrocchie e centri della Chiesa cattolica su tutto il territorio della Guinea Bissau.
«In questo modo possiamo monitorare la salute delle mamme là dove vivono, e sensibilizzare a livello locale – afferma don Brentegani -. Allo stesso tempo questa presenza capillare è una grande responsabilità. Qui in Guinea Bissau capita quasi quotidianamente di sentire che una donna è morta di parto. Molti bambini, di conseguenza, rimangono orfani. E le giovani donne vivono la gravidanza con apprensione. La maternità non dovrebbe essere considerata una malattia di cui si può morire. In condizioni di miseria, avere un figlio diventa un rischio».
La casa delle mamme è una delle strategie che la Caritas di Bafatá ha messo in campo con l’obiettivo di ridurre la mortalità materna all’interno del più vasto programma “Maternità senza rischio”. «Di recente siamo stati interpellati dalle direzioni regionali di salute (le nostre Asl, ndr) per gestire altre due case delle mamme già costruite dal Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione a Catió e a Buba, nel Sud del Paese, e di un’altra ancora da costruire a Bolama – annuncia don Brentegani -. Siamo onorati di questa richiesta, perché crediamo che ciò significhi che stiamo facendo un buon lavoro. Ci preoccupa, però, il peso della gestione di queste nuove case, soprattutto in termini finanziari. Ma noi abbiamo fiducia nella Provvidenza e stiamo provando a cercare questi aiuti, per poter dare il nostro contributo alla diminuzione della mortalità delle donne al momento del parto. Non è accettabile che, per dare alla luce un figlio, le donne vadano incontro a un così alto rischio per la propria vita».