DIARIO DA ALGERI
Per scendere da Algeri a Touggourt, nel deserto, ci sono 650 chilometri, circa dieci ore al volante, o in pullman. Una strada che ho percorso decine di volte in questi anni
L’Algeria è un Paese immenso: otto volte l’Italia, praticamente un continente che va dalle coste mediterranee al deserto del Sahara, passando per le montagne dell’Atlante (innevate d’inverno!) e il massiccio dell’Hoggar, ma anche per le pianure e le colline a Nord, gli altipiani e addirittura i canyon.
Un Paese straordinario dai mille climi, dalle tante culture (berbera, araba, kabyle, mozabita, beduina, tuareg) e dalle molte lingue (l’arabo dialettale algerino con tutte le sue varianti regionali, il francese, l’arabo moderno, il tamazight). Le distanze non sono da meno: per scendere da Algeri a Touggourt, nel deserto, ci sono 650 chilometri, circa dieci ore al volante, o in pullman. Una strada che ho percorso decine di volte in questi anni. Scendiamo per andare a trovare padre Davide e padre Marco, per passare qualche giorno con loro. Davide Carraro, 43 anni, trevigiano, prete dal 2006, è arrivato per la prima volta a Touggourt nel 2007, come giovane missionario della prima comunità del Pime in Algeria, insieme a padre Silvano Zoccarato (di cui potete leggere il blog “Cartoline di padre Silvano“, che continua anche da Treviso dove si trova oggi) e a don Emanuele Cardani, allora associato all’Istituto e oggi fidei donum di Novara a Boumerdes, vicino ad Algeri. Dopo un anno è partito per studiare l’arabo moderno al Cairo, dove è rimasto più di due anni. Terminati gli studi, non ha potuto ottenere il visto per rientrare in Algeria e, dopo una lunga attesa e con non poca sofferenza, è stato ridestinato in Costa d’Avorio, dove è rimasto per quattro anni. Ma la nostalgia della prima missione non è mai venuta meno e, finalmente, nel 2017 ha potuto tornare nella sua “Terra promessa”, proprio qui, in questa città di 200.000 abitanti, in un’oasi del Sahara algerino.
Marco Pagani, milanese, classe 1957 e prete dal 1984, già missionario in Camerun dove ha lavorato molto in seminario, è stato anche responsabile delle riviste del Pime a Milano e parroco a Vallio di Roncade (Treviso). Ha vissuto un’esperienza monastica ad Aiguebelle, in Francia, per arrivare a fine 2017 qui a Touggourt, dove può vivere un po’ questo suo essere “monaco nel deserto”. Ogni volta che ci ritroviamo è una festa poter passare qualche giorno insieme, e quando noi che viviamo al Nord li salutiamo per risalire ad Algeri mi rendo conto che i chilometri che ci separano si annullano se sappiamo restare prossimi, in comunione. Prego di imparare a vivere questa “vicinanza da lontano” sempre di più.
padre Piero Masolo