Tessitori di legami

Tessitori di legami

La missione è fatta di amicizia, preghiera, vicinanza, generosità e creatività. E da una trama di relazioni che unisce le persone ovunque si trovino

Quando nel 1992 mi accingevo a partire per la missione in Bangladesh, ho ricevuto il crocifisso al Congressino missionario del Pime, come da tradizione. Dopo qualche settimana, c’è stata la veglia missionaria allo stadio di San Siro e quindi il saluto nella mia parrocchia di San Nicolò a Lecco. Ho chiesto e ottenuto di ricevere sempre lo stesso crocifisso in tutte e tre le occasioni e quando oggi lo vedo accanto al mio letto, vedo Gesù con il suo amore infinito e con Lui vedo anche un Istituto, una diocesi, una parrocchia e tante persone che mi vogliono bene.

È quello che ora vorrei ricordare anche ai miei giovani confratelli, alle suore dell’Immacolata e ai laici in partenza: quando andate in missione non siete mai soli. E vi auguro di trovare anche nei luoghi e nelle comunità a cui siete inviati confratelli, consorelle, persone con cui tessere relazioni di amicizia e cucire storie di servizio, solidarietà e amore.

Io ho avuto questo grande dono e mi piace ricordare che nel lontano 1992 fu padre Franco Cagnasso a consegnarmi il crocifisso. E ora ho la gioia di rientrare in Bangladesh proprio insieme a lui, dopo che ha svolto due anni di servizio nel nostro seminario di Monza e alla “tenera età” di 82 anni. Con lui e con molti altri in Bangladesh (la lista è lunga!) ho tessuto relazioni di fraternità e con alcuni di amicizia e mi sono inserito nella grande storia che il Pime ha scritto e sta scrivendo nella terra bengalese.

E qui va riconosciuto che queste storie e queste relazioni non sono tessute o cucite solo da chi è in missione, ma ci sono anche tutti i parenti, gli amici, i giovani, i confratelli in servizio in Italia, dipendenti e volontari, che ci sostengono con l’amicizia, la preghiera, la vicinanza, la generosità e la creatività.

Il museo, la biblioteca, i negozi, la mondialità, l’animazione dei ragazzi e giovani, l’ufficio aiuto alle missioni, l’amministrazione, l’ufficio storico, la cucina, la redazione, l’accoglienza, le “madrine” e i “padrini”, seminaristi (spero di non aver dimenticato nessuno) non sono solo luoghi o uffici, ma persone concrete. Tutti insieme cooperano a tenere vive le storie e le relazioni delle missioni sparse nel mondo.

Anch’io sono testimone di tutto questo operare per il bene della missione. Quello che noi possiamo fare in Bangladesh è grazie all’aiuto e al servizio di molte persone che operano al Centro Pime di Milano (e non solo) e di tanti amici e benefattori in Italia e altrove.

Grazie a loro, sono moltissimi i bambini e le bambine che possono studiare e avere un luogo dove crescere anche umanamente. Così come sono tanti i giovani che hanno l’opportunità di frequentare corsi professionali che aprono a un futuro migliore.

Anche le persone con disabilità hanno un posto privilegiato. A Rajshahi, ad esempio, al Centro Snehanir –  il Nido – La casa della tenerezza – bambini, bambine, ragazzi e ragazze trovano un luogo dove mettere a frutto i doni ricevuti senza lasciarsi bloccare dalle proprie difficoltà. È uno spettacolo vedere Dipali, sordomuta, ballare con armonia, o Shivojit, che è cieco, suonare il tamburo a ritmo perfetto, mentre Borsha canta. È una storia tessuta insieme con amore e dedizione. Anche grazie al fatto che molti di loro sono stati “sostenuti” a distanza da tanti amici italiani.

Perché allora non “adottare” anche un catechista della nostra missione? Da noi è una presenza a tempo pieno, indispensabile per tessere e cucire relazioni con la gente. A volte, però, non riusciamo a dare un salario adeguato e quindi – a malincuore – sono costretti a cercare un altro lavoro per mantenere la propria famiglia. Chissà che anche questo tipo di “adozione” possa entrare nella storia del Bangladesh…

È bello che tutti siamo tessitori e possiamo cooperare alla trama di questa grande storia delle missioni. Ma non dobbiamo dimenticare che bisogna usare un buon filo, un filo di qualità che è la Parola di Dio, incarnata nella Croce e nella Resurrezione di Gesù, e che il “designer” non siamo noi, ma è lo Spirito Santo, lo Spirito dell’amore di Gesù, che ci aiuta a tessere meravigliosi legami.