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Icona decorativa, Icona decorativa16 Febbraio 2025 Giorgio Licini

L’efficacia di una Chiesa unita (anche fisicamente)

Quasi sette anni da segretario della Conferenza episcopale. Uno potrebbe pensare che sia un lavoro d’ufficio, tra pratiche burocratiche e questioni ecclesiatiche che poco hanno a che fare con la vita della gente. Non so come sia in altri Paesi. Per me in Papua Nuova Guinea è stata un’esperienza non solo amministrativa ma anche pastorale molto arricchente. L’aver preso in carica nel 2018 un edificio nuovo e più ampio ha significato la possibilità per lo staff di lavorare in open space e quindi gomito a gomito, favorendo la collaborazione e migliorando i servizi. Più spazio vuol dire anche più tavoli da lavoro, quindi un numero maggiore di persone dedicate e competenti per i servizi educativi e sanitari, i coordinatori nazionali della pastorale della famiglia, dei giovani, della protezione dei minori, in favore dei migranti e rifugiati, per le comunicazioni sociali…

Vuol dire anche spazi di ospitalità. Così, mentre in passato vescovi, religiosi, operatori pastorali dalle diocesi si disperdevano in città in occasione di viaggi nella capitale Port Moresby, ora fanno riferimento alla sede della Conferenza episcopale, si incontrano, si scambiano idee, trovano chi li accoglie, li orienta in vista di appuntamenti e incombenze varie, li segue per controlli medici regolari o vere e proprie emergenze sanitarie. Può sembrare poco, ma è molto in un Paese povero dove per altro tutto costa ed è scarsamente disponibile.

La riabilitazione del vecchio edificio della Conferenza Episcopale, più piccolo ma ancora utilizzabile, ha poi permesso di avvicinare ed avere a fianco la Caritas nazionale, l’ufficio e il piccolo staff di Caritas Australia, Radio Maria Papua New Guinea (presente dal 2005), il settimale Wantok niuspepa in lingua locale e frutto di antica collaborazione ecumenica tra le varie confessioni cristiane. La vicinanza fisica diventa presto psicologica, eventualmente spirituale, a tutto vantaggio del servizio a cui ciascuno è chiamato.

È importante un punto di unità in un Paese in cui la Chiesa opera attraverso diciannove diocesi in aree molto remote, con la gente dispersa in piccole comunità, numeri relativamente piccoli, ma distanze enormi, grande varietà etnica, culturale e linguistica. Ognuno, anche vescovo, rimane facilmente prigioniero della propria realtà locale e delle sfide quotidiane, senza un coordinamento essenziale che aiuti ognuno a contribuire allo sforzo comune con un impatto significativo anche sugli orientamenti generali della società, del governo, della politica. Un esempio? Nelle difficoltà generali di povertà, scarsa istruzione, incertezza etica e morale, transizione culturale, cresce il fondamentalismo religioso, persino la convinzione che la legge dello Stato possa produrre una società cristiana.

Siamo sempre a rischio di un voto parlamentare ed una modifica costituzionale con cui la galassia pentecostale, evangelica e persino protestante tradizionale trasformerebbe la Papua Nuova Guinea in uno Stato confessionale cristiano con forti tinte giudaiche e persino sioniste. Una deriva che solo la Chiesa cattolica contrasta, finora con un certo successo, nonostante l’inferiorità numerica (25% della popolazione), ma grazie alla collaborazione tra una Conferenza episcopale determinata e consapevole e l’Associazione dei professionisti cattolici altrettanto vigile e dinamica. Il risultato del confronto è incerto. Si può solo essere attenti, uniti e propositivi.

https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/l-efficacia-di-una-chiesa-unita-anche-fisicamente

Padre Giorgio Licini è missionario del Pime in Papua Nuova Guinea, già segretario generale della Conferenza episcopale del Paese

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