Ucciso a Lae uno studente della provincia di Southern Highlands, da dove proviene il primo ministro Peter O’Neill di cui da settimane gli universitari chiedono le dimissioni. Ora la paura che percorre tutto il Paese è quella dello scontro etnico
Il confronto tra studenti e governo in Papua Nuova Guinea ha preso una piega sanguinosa nella notte tra sabato e domenica con l’uccisione di una matricola e l’incendio di diversi edifici della University of Technology a Lae, seconda città del Paese. La responsabilità dell’accaduto viene attribuita ad un gruppo di studenti della provincia di Enga ostili a quelli della provincia di Southern Highlands da cui proveniva la vittima ed è luogo di origine del contestato Primo ministro Peter O’Neill. Da giorni gli stessi studenti erano divisi e in lotta tra chi voleva continuare il boicottaggio delle lezioni fino alle improbabili e finora respinte dimissioni del Primo ministro e coloro che invece volevano tornare in classe e salvare l’anno scolastico. Con l’incendio della mensa universitaria il Vice-Cancellerie Albert Schram ha immediatamente sospeso l’anno scolastico e rimandato tutti a casa. Gli attuali studenti del primo anno rischiano di perdere per sempre la sovvenzione governativa o addirittura il posto a scuola l’anno prossimo quando arriveranno sui banchi i legittimi pretendenti dell’attuale corso pre-universitario.
Le cose non si presentano migliori nel campus principale della capitale Port Moresby. La polizia ha sparato sugli studenti una decina di giorni fa facendo diversi feriti per bloccare una marcia pacifica sul Parlamento nazionale. In seguito alcuni studenti sono venuti alle mani con una compagnia di sicurezza privata bruciando veicoli ed edifici per fortuna di secondaria importanza. Ora la paura che percorre tutto il Paese ed in particolare i centri urbani è quella dello scontro etnico. L’emotività e l’ancestrale solidarietà clanica, se non contenuta o risolta con un gesto significativo, può provocare decine di morti tra i due gruppi etnici coinvolti nell’incidente di Lae. Ci giocano naturalmente anche fattori politici, corruzione e mazzette e soprattutto le divisioni all’interno degli organi dello stato tra sostenitori e oppositori del Primo ministro.
I problemi si trascinano da anni. Partito apparentemente con serie intenzioni di lotta alla corruzione dopo la vittoria alle elezioni del 2012, Peter O’Neill si è progressivamente chiuso in se stesso da quando gli organi costituzionali e di polizia hanno cominciato ad investigare le sue stesse decisioni e la sua firma è stata scoperta su documenti che nascondevano spostamenti illegali di denaro. Il Parlamento però sostiene il Primo ministro a grandissima maggioranza. E questo getta nello sconforto gli studenti, che con una notevole carica di idealismo si sono lanciati in un’avventura che è apparsa sin dall’inizio un po’ al di sopra delle loro possibilità. Da parte sua il Governatore Generale Michael Ogio tace dal primo giorno. Le Chiese non hanno per ora prodotto un’offerta comune di mediazione. Né la Chiesa cattolica maggioritaria o suoi esponenti di rilievo si sono spinti come in passato fino chiedere le dimissioni del Primo ministro. Sarebbero tuttavia opportune ora per la pace sociale e l’indispensabile uscita da un tunnel, che diventa ogni giorno più buio e pericoloso.