Sandro Greblo lavora da molti anni come cooperante nei contesti più difficili del pianeta, dall’Afghanistan all’Etiopia, spesso in realtà di emergenza. Le sue esperienze e riflessioni sono diventate un libro
«Ciascuno viene da un percorso diverso, ma è mosso da motivazioni simili: le persone sedute intorno a me non sono eroi e sanno che non potranno fermare le atrocità di questa guerra, ma cercano di fare al meglio il loro lavoro».
Chi scrive è un cooperante di lungo corso, Sandro Greblo, milanese, classe 1977, che partendo dall’Università Bocconi si è ritrovato nei peggiori contesti di guerra e povertà del mondo: dall’Afghanistan alla Sierra Leone, dal Ruanda all’Etiopia. Tutto è cominciato con Emergency e continua oggi con Medici con l’Africa-Cuamm. Facendo, di tanto in tanto, “scalo” a Milano, dove Sandro rimette insieme idee e motivazioni, che sono diventate anche un libro: Dal posto finestrino, edito da Bookabook. «Un posto privilegiato – dice Sandro – da cui si può vedere fuori e dentro, quello da cui si gode la vista, ma ci si può anche lasciare andare a pensieri e riflessioni».
Le sue abbracciano pezzi di mondo devastati da guerre, malattie e povertà, dove ha vissuto e lavorato, dove ha contribuito a migliorare le condizioni sanitarie e si è anche ammalato. Ma toccano anche il senso di fare cooperazione oggi, di dedicarsi agli altri, di affrontare le emergenze e promuovere sviluppo. «L’incontro con Teresa Strada quando ancora studiavo alla Bocconi – dice Sandro, appena rientrato dall’Etiopia – è stato per me fondamentale. Mi ha aperto un orizzonte a cui non avevo mai pensato. Ho iniziato a immaginare come si sarebbero potute applicare le regole di buona gestione che stavo studiando alla Bocconi a contesti no profit».
Genitori entrambi medici, Sandro era stato sfiorato a sua volta dall’idea di fare medicina. Poi però si è orientato verso la legislazione di impresa. «La conoscenza di Emergency – racconta – è stata illuminante: mi si è infatti presentata la possibilità di fare qualcosa legato ai miei studi, ma in un ambito di cooperazione».
Dopo alcuni anni di volontariato, agli inizi del Duemila, Sandro parte per la sua prima missione sul campo in uno dei contesti più difficili e pericolosi: l’Afghanistan. «Il 6 ottobre del 2004 – ricorda – sono partito per Kabul. Sono atterrato in una giornata luminosa, pieno di emozione. Avevo chiesto con insistenza di poter fare un’esperienza sul campo. Volevo vivere e conoscere di persona le situazioni di cui mi occupavo dall’ufficio o che avevo studiato».
In quel periodo la situazione nel Paese sembrava abbastanza stabile. Ed Emergency stava ampliando la sua presenza. Oltre agli ospedali di Kabul e Kandahar, nel 2005 viene inaugurato il nuovo ospedale di Lashkar Gah, capoluogo dell’Helmand, nell’Ovest del Paese, una regione ancora oggi molto travagliata, anche a causa dell’Isis. «Ricordo benissimo il convoglio di auto, con in testa Gino Strada. A quel tempo, non mi rendevo conto di quanto potesse essere pericoloso».
Lo avrebbe constatato lui stesso dieci anni dopo quando è tornato a Kandahar con la Croce Rossa Internazionale. «In quel momento – ricorda Sandro – per noi stranieri non era neppure possibile uscire dal compound. Si viveva blindati».
«Qualche volta – scrive nel libro – la nostalgia di casa, mischiata all’impotenza, mette a dura prova la tenuta psicologica: la chiusura dentro il compound si riflette nella chiusura dentro se stessi, e alla lunga gli effetti possono lasciare segni indelebili. Forse è il prezzo da pagare per chi si mette completamente al servizio degli altri per il semplice fatto che ci crede o che vuole dimostrare a se stesso di essere diverso».
Dopo una parentesi in Ruanda con la Fondazione don Gnocchi e un’attenzione particolare per i disabili, Sandro Greblo approda a Medici con l’Africa-Cuamm e a un altro modo di fare cooperazione: non emergenza ma sviluppo, personale espatriato ridotto al minimo, investimento sugli operatori locali in termini di formazione e assunzione di responsabilità… «Non è stato facile passare da una logica emergenziale e verticistica a una logica di sviluppo con una prospettiva di lungo termine – ammette Sandro -. Anche il rapporto con i colleghi e il personale locali è diverso. La cosa fondamentale è trasmettere loro, oltre alle competenze, anche il senso di appartenenza e di assunzione di responsabilità perché possano diventare protagonisti in prima persona e portare avanti direttamente le cose…».
Dopo un master in Salute internazionale a Heidelberg in Germania, Sandro si rimette in gioco in un progetto finalizzato al miglioramento della salute materno-infantile nell’ospedale di Wolisso in Etiopia e nei centri sanitari sparsi in un territorio molto povero ed emarginato. Igiene, pulizia, ma soprattutto attenzione al paziente diventano le sue priorità, nonché il trasferimento di buone pratiche nella gestione di emergenze che non sono più legate a un contesto di guerra ma sono soprattutto di carattere sanitario.
«Non è la complessità delle sfide che mi preoccupa – dice Sandro -; oggi quello che mi interroga maggiormente è il modo di fare cooperazione che è cambiato molto. È difficile trovare personale, ci sono un calo di motivazioni e meno interesse a partire, ma anche scarsa informazione. Per non parlare, ultimamente, della campagna anti ong che ha creato grande confusione e gettato discredito attorno alle organizzazioni non governative, provocando anche una diminuzione di donazioni oltre che di volontari».
Al Pime il 3 ottobre
Il libro di Sandro Greblo, Dal posto finestrino, verrà presentato al Centro Pime di Milano il 3 ottobre alle ore 18.30 in collaborazione con Medici con l’Africa-Cuamm. Con l’autore sarà presente anche don Dante Carraro, presidente del Cuamm. Ingresso libero da via Monte Rosa, 81.