Primo scrittore africano a vincere il prestigioso Premio Goncourt, Mohamed Mbougar Sarr è l’autore di un libro intrigante sulle tracce di un misterioso scrittore tra Europa, America Latina e Africa
Mohamed Mbougar Sarr è un giovane autore senegalese di 32 anni, la cui scrittura rende superflui molti aggettivi. Quello che ne definisce l’identità, ad esempio: senegalese trapiantato in Francia. Così come sarebbe riduttivo catalogare la sua opera come “letteratura africana”. E non solo perché con il suo secondo romanzo – “La più recondita memoria degli uomini”, uscito in italiano lo scorso settembre per le Edizioni e/o (pp. 400, euro 18) – ha vinto nel 2021 il Goncourt, il più prestigioso premio letterario francese. Ma anche e soprattutto perché Mbougar Sarr è uno scrittore con la S maiuscola e la sua è letteratura che non ha bisogno di troppe specificazioni. Persino l’aggettivo giovane gli sta un po’ stretto per la maturità con cui nel suo romanzo tratta temi grandi e universali, spaziando tra Europa, Africa e America Latina, e incrociando la Grande Storia – in particolare le storture del colonialismo e il dramma dell’Olocausto – con le trame spicciole di tante storie personali. E un po’ anche della sua.
Diègane, il protagonista del romanzo, è infatti un giovane scrittore senegalese trapiantato in Francia, dove si mette sulle tracce di un altro misterioso scrittore T.C. Elimane, pure lui senegalese, il cui unico romanzo – Labirinto del disumano, comparso nel 1938 tra scalpore e scandalo – è praticamente scomparso. Così come l’autore. Quando Diègane si imbatte nel libro, ne rimane folgorato, quasi ossessionato. Inizia così una lunga ricerca di Elimane, ma anche del senso profondo della letteratura: che cosa significa scrivere? E, più particolarmente, qual è il senso della scrittura nell’esilio? Mbougar Sarr si interroga – attraverso il protagonista e la sua cerchia di amici scrittori di origine africana – sulla necessità di trovare una terra letteraria e un immaginario libero da incrostazioni coloniali. E anche sulla possibilità o meno di accettare la propria “ambiguità culturale” come spazio autentico da abitare al meglio.
Il romanzo, ricco di personaggi e di suspense – ma anche di pagine straordinariamente poetiche -, si conclude dove tutto era cominciato: in Senegal. In quest’ultima parte, l’autore si mostra degno erede della ricchezza culturale e letteraria del suo Paese d’origine e più in generale dell’Africa, ma solo dopo aver mostrato di essere profondamente intriso anche di un vasto patrimonio letterario.
«La letteratura è il continente in cui mi sento a casa», ha dichiarato Mbougar Sarr dopo aver vinto il Goncourt. Un continente in cui fa sentire a casa anche i lettori del suo affascinante romanzo. MM