Nella Giornata missionaria mondiale di quest’anno viene proclamato santo il sacerdote torinese fondatore dei Missionari e delle Missionarie della Consolata
«Per la Giornata missionaria mondiale di quest’anno ho tratto il tema dalla parabola evangelica del banchetto nuziale (cfr. Mt 22,1-14). Nel suo contesto e nella vita di Gesù, possiamo mettere in luce alcuni aspetti importanti dell’evangelizzazione particolarmente attuali per tutti noi, discepoli-missionari di Cristo, in questa fase finale del percorso sinodale che, in conformità al motto “Comunione, partecipazione, missione”, dovrà rilanciare la Chiesa verso il suo impegno prioritario, cioè l’annuncio del Vangelo nel mondo contemporaneo».
Così scrive Papa Francesco nel suo Messaggio per la Giornata missionaria mondiale 2024, sottolineando tre aspetti strettamente correlati tra loro: l’andare e invitare tutti, la festa che è espressione della vocazione alla gioia e alla fraternità, il banchetto che deve coinvolgere tutti come protagonisti.
La Giornata missionaria quest’anno vedrà fra l’altro la canonizzazione di Giuseppe Allamano (1851-1926), fondatore dei Missionari e delle Missionarie della Consolata, di due suore (una canadese e l’italiana Elena Guerra), otto frati minori (sette spagnoli e un austriaco) e tre fratelli siriani trucidati a Damasco nel 1860: una celebrazione di universalità che ricorda come tutta la Chiesa è missionaria.
Se oggi abbiamo questa Giornata lo dobbiamo anche all’Allamano che nel 1912 promosse una petizione prendendo spunto dal Pime (allora Seminario lombardo per le missioni estere) che a Milano già dal 1910 viveva il suo Congressino, la “domenica missionaria” annuale. A quel tempo la missione era sentita come un qualcosa che sottraeva persone ed energie alle Chiese locali, per cui tanti vescovi ostacolavano chi voleva partire come missionario. Per Allamano, sacerdote diocesano lungo tutto l’arco della vita, la missione invece non era qualcosa che impoveriva, ma parte fondante della Chiesa stessa e doveva coinvolgere ogni cristiano proprio perché battezzato. C’è poi voluto il Concilio Vaticano II con il documento Ad Gentes per ratificare questa verità.
Papa Francesco ricorda che anche la Giornata missionaria mondiale si inserisce nel percorso del Sinodo. Non potrebbe che essere così. Il “rilancio” della Chiesa – della sua sorgiva e fondante vocazione a portare il Vangelo nelle strade del mondo – passa proprio attraverso il suo profilo missionario. Francesco consegna dunque alla Chiesa universale domande ineludibili: come essere Chiesa sinodale in missione? Come rinnovare l’impegno missionario di tutti? Questo “tutti” si rivela elemento centrale.
Il “cambiamento d’epoca” che stiamo vivendo, con profonde sollecitazioni antropologiche e nuove sfide per il senso religioso, richiede infatti il coinvolgimento e la risposta – matura, generosa, gioiosa e appunto missionaria – di ogni cristiano, uomo o donna, per trovare modalità nuove e creative di annunciare il Vangelo all’umanità del terzo millennio.
«La missione per tutti richiede l’impegno di tutti – scrive ancora Francesco -. La sinodalità è di per sé missionaria e, viceversa, la missione è sempre sinodale. Pertanto, una stretta cooperazione missionaria risulta oggi ancora più urgente e necessaria nella Chiesa universale come pure nelle Chiese particolari». Un invito che ridà senso, coraggio e prospettiva per la missione oggi.