Padre Dall’Oglio, l’uomo del dialogo

Padre Dall’Oglio, l’uomo del dialogo

Il messaggio di padre Paolo Dall’Oglio, scomparso nel 2013, resta di grande attualità. Come testimonia anche il secondo volume del suo “testamento” che sarà presentato al Centro Pime di Milano il 9 ottobre, nell’ambito dell’Ottobre missionario 2024. Porterà la sua testimonianza padre Jihad Youssef, attuale priore della comunità monastica di Mar Mousa in Siria

Pubblichiamo qui la prefazione del libro “Dialogo sempre con tutti”, che raccoglie gli ultimi interventi di padre Paolo Dall’Oglio (Centro Am­brosiano). Sarà presentato da padre Jihad Youssef al Centro Pime di Milano, mercoledì 9 ottobre alle 21 nell’ambito dell’Ottobre missionario. Una serata non solo per fare memoria della figura e del pensiero del gesuita scomparso il 29 luglio 2013, ma anche per approfondire l’attualità della presenza cristiana in Siria e le molte sfide del Medio Oriente.

Caro Paolo, maestro e amico mio, il secondo volume del tuo “Testamento” sta uscendo in circostanze terribili. In Europa, i cristiani si uccidono, la Russia ha invaso l’Ucraina. Atroci crimini contro l’umanità hanno causato il massacro barbarico di quasi 40.000 persone a Gaza. La violenza si è scatenata di nuovo tra cugini: i figli di Abramo, i figli di Giacobbe e quelli di Ismaele e di Esaù. L’avevi già visto e te ne eri rammaricato quando scrivevi: «Esaù è […] uno degli esclusi, uno dei perdenti. È il padre di uno dei popoli cugini e nemici di Israele, Edom. Ed è anche padre di Amalek. La sua discendenza diventa il simbolo del male assoluto, da estirpare con il genocidio. Ma, come Ismaele, egli è escluso, e nello stesso tempo benedetto».

È una vergogna che i potenti della terra – che, come si legge nel Magnificat, saranno rovesciati dai troni (cfr. Lc 1,52) – non facciano nulla, mentre le piazze e le università delle città europee, del Nord America, del Sudafrica e di altre regioni del mondo sono piene di giovani che rifiutano la guerra, l’odio e la violenza. Centinaia di migliaia di persone che chiedono giustizia e pace e annunciano una nuova era: un enorme passo di evoluzione – un concetto a te molto caro, Paolo – verso una piena umanità. È una manifestazione apocalittica di sapore giovan­neo (cfr. Ap 7,9-17 e cap. 21) e profetica di sapore isaiano (cfr. Is 2,1-5 e cap. 60): annuncia che la Gerusalemme di Dio è una città spirituale e può essere ovunque, dove i veri adoratori, uomini e donne di buona volontà, adorano Dio in spirito e verità (cfr. Gv 4,23). La pace è una responsabilità di tutti.

Paolo, so che l’Islam ti è entrato nel cuore, e dopo di te anche a noi, tua comunità di al-Khalil, e a tanti altri discepoli e discepole di Gesù. Ti annuncio una grande gioia: non siamo soli; sto incontrando compagni e compagne di strada dappertutto.

Con le tue parole sottolinei il più grande atto apostolico che chiedi alla Chiesa: l’inculturazione profonda nel contesto immediato che è chiamata ad abitare; nel nostro caso è quello arabo-islamico. È Gesù che ci ha tracciato la via con la sua incarnazione, in assoluto il più profondo atto di inculturazione nella storia.

In queste pagine parli anche della relazione tra uomini e donne, quanto mai difficile e bella: intravedi una guarigione, possibile e quindi necessaria, dalle ferite che l’hanno segnata nella sofferta storia della nostra umanità e ne annunci la ricomposizione attraverso il sacrificio, il perdono e il dono reciproco di sé in imitatio Christi. Proprio lì scorgi il rimedio alla violenza e la possibilità di purificare il corpo e lo spirito dell’umanità intera.

Ti vorrei dire, caro abuna, che abbiamo piantato la vigna che tanto desideravi, che abbiamo allargato l’uliveto accanto ai fichi e abbiamo fatto fiorire il deserto nella valle del monastero. Combattiamo la desertificazione dei terreni e dei cuori. Chissà che il Messia non discenda qui, in questa valle, dirigendosi verso Damasco dove lo attendono i musulmani, proseguendo poi verso Gerusalemme, dove lo attendono gli ebrei, per poi visitare ogni casa e ogni cuore del pianeta? Sì, facciamo fatica: siamo pochi e poco inclini a diventare numerosi, ma speriamo di imparare meglio e umilmente l’apertura come l’ha imparata Gesù dalla donna siro-fenicia (cfr. Mc 7,24-30). Suppli­chiamo sempre Dio affinché mandi operai nella sua messe, per noi e per tutta la Chiesa. Perseveriamo nella preghiera, nel lavoro manuale e nell’ospitalità, nel vasto orizzonte dell’armonia islamo-cristiana e c’impegniamo per l’unità della Chiesa.

Le sfide sono tante e tu lo sapevi bene, poiché non siamo battezzati per stare a riposo: ce lo ha promesso Gesù. La Chiesa in Siria è in via d’estinzione, siamo meno di 250.000, contando i cristiani di tutte le denominazioni. Tuttavia, abbiamo scelto di rimanere qui, fino alla seconda venuta di Cristo, cristiani con i musulmani e per loro. Sappiamo che essere discepoli di Cristo in questa terra non è un caso: comprendiamo che abbiamo una missione, anzi, che siamo una missione. Il desiderio più profondo del nostro cuore è di amare Dio infinitamente, e ciò rende il resto possibile e bello.

Concludo parafrasandoti: la presenza cristiana nel mondo musulmano è da viversi in dimensione profetica ed escatologica, proiettata verso la realizzazione della promessa fatta ad Abramo e che la vergine Maria già canta come realizzata nel Magnificat. La Bibbia intravede questa riconciliazione escatologica nella presenza assieme di Isacco e Ismaele – aggiungerei di tutti i popoli della terra – sulla tomba di Abramo.

È in questa prospettiva finale, delle persone e del cosmo, che comprendiamo l’augurio fiducioso di Papa Gregorio VII al sultano an-Nasir nel 1076: «Noi preghiamo con il cuore e con le parole affinché, dopo una lunga vita quaggiù, lo stesso Dio ti riceva nel seno della beatitudine del santo patriarca Abramo». Così sia per tutti.

IL LIBRO E L’INCONTRO

Il libro “Dialogo sempre con tutti” (Centro Ambrosiano) raccoglie gli ultimi interventi di padre Paolo Dall’Oglio alla sua comunità di Mar Mousa in Siria.
Sarà presentato da padre Jihad Youssef al Centro Pime di Milano, mercoledì 9 ottobre alle 21, nell’ambito dell’Ottobre missionario 2024. Una serata non solo per fare memoria della figura e del pensiero del gesuita scomparso il 29 luglio 2013 – e di cui non si hanno più notizie – , ma anche per approfondire
l’attualità della presenza cristiana in Siria e le molte sfide del Medio Oriente. L’iniziativa è organizzata in collaborazione con ITL Libri